di Eugenio Pandolfini | 05 09 2023
I dati raccolti nell’ambito della ricerca quantitativa del progetto Migrant children’s participation and identity construction in education and healthcare (PRIN 2017) – coordinata dai ricercatori del Center for Generative Communication dell’Università di Firenze – dipingono il quadro di una scuola come luogo privilegiato per coltivare l’integrazione, ma con notevoli contraddizioni e criticità, relative soprattutto alla comunicazione tra i portatori d’interesse che tradizionalmente la animano: i professionisti (dirigenti, docenti, mediatori, operatori sanitari), gli studenti, i genitori.
I questionari, distribuiti dalle unità di ricerca nelle aree di Alessandria (Università del Piemonte Orientale), Firenze e Prato (Università di Firenze), Modena e Reggio Emilia (Università di Modena e Reggio Emilia) e Torino (Università di Torino), hanno raggiunto 2362 persone: 1088 studenti* (scuole primarie e secondarie di primo livello), 205 insegnanti, 939 genitori, 54 mediatori e 76 operatori sanitari. E hanno restituito dati grosso modo omogenei tra tutte le aree coinvolte.
La percentuale di genitori migranti (34%) è inferiore a quella degli studenti di origine migrante (46%), e hanno maggiori difficoltà con la lingua (il 40% dei genitori parla una lingua diversa dall’Italiano), dato che evidenzia come i figli siano potenziali mediatori tra scuola e famiglie, là dove il canale diretto di comunicazione viene a mancare per difficoltà culturali, linguistiche, etc.
Gli studenti – dal canto loro – lamentano il fatto di non poter contare su un aiuto di rilievo durante le lezioni (solo il 27%, ad esempio, dichiara di aver ricevuto sostegno in lingua madre in classe). E, in generale, dalle risposte di bambini e ragazzi emerge come la scuola sia anche un luogo di conflitto. Ma anche in questo caso, la risposta alle difficoltà è interessante, perché non si evidenziano differenze tra studenti: il background migratorio non influisce sulla percezione della scuola, per cui al 70% degli studenti piace andare a scuola. E ciò che sembra piacere di più della scuola è la possibilità di imparare cose nuove (che al 62% piace molto). Anche la percezione relativa al proprio apprendimento e alla comprensione dei temi trattati a scuola restituisce segnali positivi e – ancora una volta – omogenei tra studenti italiani e studenti con background migratorio: alla domanda “capisco tutto quello che gli insegnanti dicono” il 33% degli studenti risponde “molto” e il 44% “abbastanza”, senza differenze rilevanti.
Quello che gli studenti non trovano a scuola, a volte, è la possibilità di porre domande e agire la propria intraprendenza, segnale di una comunicazione docente/studente non del tutto improntata al dialogo e all’ascolto reciproco. Per quanto riguarda la comunicazione e il comportamento in classe infatti si evidenzia una forbice importante – ancora una volta omogenea per tutti gli studenti ascoltati – tra una comunicazione top-down, in cui prevale l’obbedienza passiva di fronte alle indicazioni del docente (l’80% dei bambini ascoltano gli insegnanti e l’88% seguono le loro istruzioni) e una comunicazione bottom-up, che permetta di esprimere il proprio punto di vista (solo il 67% degli studenti fanno domande sulle istruzioni ricevute, solo il 57% esprimono le proprie necessità, chiedendo ciò di cui hanno bisogno).
Migrant children’s participation and identity construction in education and healthcare – PRIN.
La costruzione dell’archivio online
Un Centro di Documentazione e Comunicazione Generativa per sostenere tutte quelle realtà che sono impegnate a ripensare concretamente il concetto di attualizzazione e a praticare oggi, nei contesti più vari, i valori “milaniani”.
Nell’ottica di un coinvolgimento attivo degli studenti, nell’ambito di questo progetto sono stati attivati laboratori specifici nei quali gli studenti hanno progettato indipendentemente percorsi di attualizzazione su alcuni dei temi strategici del pensiero e dell’opera di don Lorenzo Milani.
* Nella Noterella i nomi sono riportati al maschile ma sono da intendersi come nomi collettivi, per cui quando si scrive “studenti” si intende sempre e comunque “studenti” e “studentesse”.
- Center for Generative Communication (2023), Progetto PRIN – Migrant children’s participation and identity construction in education and healthcare. Report dell’analisi quantitativa – link
- Università di Modena e Reggio Emilia (a cura di) (2023), Progetto PRIN – Migrant children’s participation and identity construction in education and healthcare. Report di ricerca finale – link
Dalle Anteprime della Library di sAu
Eugenio Pandolfini