Cultura e Società
di Marta Guarducci | 23 11 2023
Di cosa parliamo in questo articolo?
Con Rudi Bartolini – ricercatore INDIRE (Istituto Nazionale di Documentazione Innovazione e Ricerca Educativa) che si occupa di innovazione nella scuola – tentiamo di fare luce sul dibattito che da anni portano avanti ricercatori e pedagogisti sul rapporto tra libri di testo tradizionali e strumenti didattici digitali.
Una riflessione sul valore e sulle potenzialità dell’utilizzo di strumenti didattici digitali all’interno della scuola italiana, a partire dai dati emersi dalla ricerca INDIRE oggetto del volume “Libri di testo e contenuti didattici digitali. Un dialogo possibile?”, curato da Bartolini insieme alla ricercatrice INDIRE Alessandra Anichini.
Ambito di Intervento
Cultura e Società
All’interno del volume “Libri di testo e contenuti didattici digitali. Un dialogo possibile?” vengono presentate al lettore le esperienze che, nell’ambito del progetto “Avanguardie Educative” di INDIRE, hanno visto docenti e studenti impegnati nell’autoproduzione dei materiali didattici per le lezioni e per lo studio individuale.
In uno scenario in cui lo studente è visto come attivo costruttore di conoscenza, qual è il valore aggiunto di questo modello di didattica cooperativa e quali, invece, i limiti riscontrati?
Il progetto “Avanguardie Educative”, nato dall’iniziativa congiunta di INDIRE e del nostro territorio nazionale, ha lo scopo di innescare l’innovazione nel sistema italiano portando a sistema le esperienze più significative di trasformazione del modello organizzativo e didattico della scuola. È un Movimento aperto alla partecipazione di tutte le scuole italiane che lavorano ogni giorno per trasformare un modello di scuola non più adeguata alle nuove generazioni e disallineata dalla società della conoscenza.
Il volume nasce proprio nel contesto di una ricerca pluriennale basata sulla convinzione che i contenuti didattici digitali costituiscano un’espansione del libro di testo tradizionale. Non si tratta di una tesi nuova, ma senza dubbio il digitale ci spinge a riflettere su questa questione, articolandola in forma attuale. Soprattutto, ci induce a soffermarci su un’idea di fare scuola – e quindi di creazione della conoscenza – che è implicita nell’integrazione tra testo e contenuti didattici digitali: da processo statico, pensato per trasferire il sapere dai docenti agli alunni, quello conoscitivo diventa un movimento di creazione incessante, al quale partecipano docenti e studenti. La conoscenza, cioè, viene costruita insieme ed è proprio nell’autoproduzione dei materiali didattici che i ragazzi maturano una serie di competenze di scrittura, comunicative e linguistiche che hanno effetti su altre loro capacità, prima fra tutte quella di saper decodificare i linguaggi digitali.
Se da un lato questo modello di didattica apre a precise potenzialità, quali la collaborazione e la scrittura collettiva, dall’altro, però, porta con sé anche l’eventualità di una trasposizione dal cartaceo al digitale che rischia di essere fine a se stessa, se non valorizzata in termini di sperimentazione di pratiche innovative di didattica e di comunicazione.
Libri di testo e contenuti didattici digitali. Un dialogo possibile?
a cura di Alessandra Anichini e Rudi Bartolini
Come pensate di valorizzare le esperienze raccolte all’interno del volume per far conoscere i risultati ottenuti dai metodi didattici sperimentati da “Avanguardie Educative”?
L’idea è quella di realizzare una rete di insegnanti e scuole italiane a partire da un nucleo di ambassador, scuole capofila che sperimentano una trasformazione radicale del modello educativo nelle sue varie dimensioni. A partire da tali scuole si innesta un movimento che offre ad altre realtà la possibilità di alimentare l’innovazione già sperimentata, affinché questa non rimanga confinata in poche realtà di eccellenza ma, al contrario, si diffonda il più possibile sui territori. Lo scopo, infatti, è quello di proporre e sviluppare soluzioni che promuovano un’idea di innovazione che, partendo da aspetti specifici e puntuali, diventi motore di una trasformazione sistemica, profonda.
Inoltre, l’utilizzo di contenuti didattici digitali è stato sperimentato anche da alcune scuole della rete del “Movimento delle Piccole Scuole” con l’intento di diffondere soluzioni didattiche innovative anche nelle scuole di ridotte dimensioni dei territori fragili, per contrastare le problematiche legate all’isolamento e alla perifericità di tali contesti.
La scrittura è uno dei temi chiave del volume. Scrittura intesa in un’accezione ampia. Potrebbe dirci come la sua ricerca a INDIRE sta lavorando in questa direzione?
Attualmente stiamo lavorando a un progetto di scrittura epistemica, cioè una scrittura che va in profondità, che diventa strumento di riflessione e coniuga punti di vista differenti, che fa propri precisi valori etici e porta all’acquisizione di competenze metacognitive e di riflessione linguistica. Tuttavia, nella ricerca che conduciamo facciamo riferimento anche a livelli di scrittura diversi: dalla scrittura spontanea, cioè libera, molto personale, priva di regole stringenti, alla scrittura strutturata, che assimila regole grammaticali e sintattiche, a quella prospettica, che si apre a una relazione significativa con il destinatario del messaggio interrogandosi anche sugli strumenti e i registri linguistici da adottare, fino alla scrittura epistemica che più di tutte si interroga sul punto di vista dell’altro, sulle motivazioni che spingono un soggetto a comunicare, diventando uno strumento di metacognizione; l’autore attraverso di essa è in grado di creare contenuti caratterizzati da autonomia espressiva e di giudizio, oltre che dalla responsabilità etica nei confronti dei propri “lettori”.
Questi molteplici livelli di scrittura sono riscontrabili anche nella scrittura digitale, e con le scuole partecipanti al progetto abbiamo lavorato proprio su questo aspetto, cercando di “scrivere” con studenti e studentesse contenuti didattici digitali che, oltre a comprendere più codici linguistici, fossero anche strumenti di riflessione in grado di attivare processi generativi di nuovi prodotti didattici.
La scrittura a mano rappresenta indubbiamente uno strumento capace di stimolare il pensiero creativo in un modo che, come è stato dimostrato, la scrittura digitale non riesce a fare. E per quanto riguarda la lettura invece? Esiste secondo lei una differenza tra studiare su un libro cartaceo e utilizzare un supporto digitale?
I molteplici livelli di scrittura che ho citato riguardano anche la scrittura a mano, che può essere libera e spontanea, così come attenta alle norme grammaticali e della sintassi, oppure epistemica, profonda.
A proposito della relazione stretta che spesso si instaura fra la scrittura a mano e la scrittura digitale credo sia importante citare un’indagine realizzata da INDIRE insieme a un istituto che ha preso parte al progetto “Avanguardie Educative”: l’Istituto Comprensivo Amaldi di Cadeo e Pontenure, in provincia di Piacenza. L’indagine ha coinvolto gli studenti e le studentesse di una scuola secondaria di primo grado, con lo scopo di approfondire usi e preferenze circa gli strumenti di studio cartacei e digitali. I risultati hanno dimostrato come oggi sia quanto mai urgente uscire dalla prospettiva che vede cartaceo e digitale in termini oppositivi, per abbracciarne una che mira a una loro forte integrazione. Dalle classi, cioè, emerge una visione molto pragmatica, che vede la scelta del cartaceo e del digitale legata soprattutto al compito da svolgere, senza preconcetti sull’utilizzo di un preciso supporto. Ad esempio, molti studenti e studentesse hanno espresso una preferenza per il cartaceo se chiamati a studiare per approfondire e interiorizzare un concetto, perché:
Ambiente Integrato Atque
Il progetto prevede l’ideazione, la progettazione e la realizzazione di una suite di strumenti per realizzare attività di ricerca, analisi, progettazione, sviluppo, documentazione, monitoraggio, comunicazione e formazione.
Gli strumenti che costituiscono l’Ambiente Integrato Atque sono strumenti di scrittura individuale e collettiva che fanno perno sulla creatività e l’intelligenza umana.
Vuoi saperne di più? Clicca qui
- il gesto di scrivere a mano, anche appuntando delle note a margine della pagina, aiuta nella memorizzazione delle idee molto di più rispetto a quanto rende possibile il digitale;
- la lettura su un supporto cartaceo è priva di quelle distrazioni che invece possono essere presenti servendosi di un supporto digitale, come messaggi o notifiche delle App.
Il digitale, tuttavia, ha il valore aggiunto di favorire la ricerca di informazioni e magari approfondire quelle contenute nei libri di testo tradizionali; inoltre, l’utilizzo di diversi codici linguistici (video, podcast, ecc.) può risultare vantaggioso per una maggiore comprensione dei testi scritti, ad esempio alcuni concetti/fenomeni ostici possono essere chiariti da una rappresentazione video, oppure, nel caso di studenti e studentesse stranieri/e, lo strumento digitale affiancato al libro di testo cartaceo può aiutare con una traduzione istantanea di alcuni termini.
Il digitale, infine, emerge come strumento privilegiato per la costruzione di mappe concettuali, per creare e comprendere a fondo le relazioni fra idee e cose.
I molteplici livelli di scrittura che ho citato riguardano anche la scrittura a mano, che può essere libera e spontanea, così come attenta alle norme grammaticali e della sintassi, oppure epistemica, profonda.
A proposito della relazione stretta che spesso si instaura fra la scrittura a mano e la scrittura digitale credo sia importante citare un’indagine realizzata da INDIRE insieme a un istituto che ha preso parte al progetto “Avanguardie Educative”: l’Istituto Comprensivo Amaldi di Cadeo e Pontenure, in provincia di Piacenza. L’indagine ha coinvolto gli studenti e le studentesse di una scuola secondaria di primo grado, con lo scopo di approfondire usi e preferenze circa gli strumenti di studio cartacei e digitali. I risultati hanno dimostrato come oggi sia quanto mai urgente uscire dalla prospettiva che vede cartaceo e digitale in termini oppositivi, per abbracciarne una che mira a una loro forte integrazione. Dalle classi, cioè, emerge una visione molto pragmatica, che vede la scelta del cartaceo e del digitale legata soprattutto al compito da svolgere, senza preconcetti sull’utilizzo di un preciso supporto. Ad esempio, molti studenti e studentesse hanno espresso una preferenza per il cartaceo se chiamati a studiare per approfondire e interiorizzare un concetto, perché:
- il gesto di scrivere a mano, anche appuntando delle note a margine della pagina, aiuta nella memorizzazione delle idee molto di più rispetto a quanto rende possibile il digitale;
- la lettura su un supporto cartaceo è priva di quelle distrazioni che invece possono essere presenti servendosi di un supporto digitale, come messaggi o notifiche delle App.
Il digitale, tuttavia, ha il valore aggiunto di favorire la ricerca di informazioni e magari approfondire quelle contenute nei libri di testo tradizionali; inoltre, l’utilizzo di diversi codici linguistici (video, podcast, ecc.) può risultare vantaggioso per una maggiore comprensione dei testi scritti, ad esempio alcuni concetti/fenomeni ostici possono essere chiariti da una rappresentazione video, oppure, nel caso di studenti e studentesse stranieri/e, lo strumento digitale affiancato al libro di testo cartaceo può aiutare con una traduzione istantanea di alcuni termini.
Il digitale, infine, emerge come strumento privilegiato per la costruzione di mappe concettuali, per creare e comprendere a fondo le relazioni fra idee e cose.
Ambiente Integrato Atque
Il progetto prevede l’ideazione, la progettazione e la realizzazione di una suite di strumenti per realizzare attività di ricerca, analisi, progettazione, sviluppo, documentazione, monitoraggio, comunicazione e formazione.
Gli strumenti che costituiscono l’Ambiente Integrato Atque sono strumenti di scrittura individuale e collettiva che fanno perno sulla creatività e l’intelligenza umana.
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Conclusioni
Le parole di Bartolini propongono un modo di guardare alla relazione fra libri di testo tradizionali e contenuti didattici digitali che, prendendo le distanze da una prospettiva meccanicistica e trasmissiva, recuperano la figura di studenti e studentesse come attivi costruttori di conoscenza al pari dei docenti. Il libro di testo allora diventa uno strumento aperto e in continua evoluzione, che vuol essere generativo di nuove relazioni e saperi e che vive di una compenetrazione costante con il digitale. Ed è proprio in questa prospettiva che, seppur nel rispetto delle differenze e delle peculiarità degli strumenti cartacei, il digitale rafforza la sua natura inedita che ci permette sempre più di collegare e scollegare cose, idee e persone, generando entità che prima non c’erano.
Autori
Marta Guarducci
Collaboratrice presso Centro Ricerche “scientia Atque usus” per la Comunicazione Generativa ETS, borsista di Ricerca in Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università di Firenze.
Intervistato
Rudi Bartolini
Ricercatore INDIRE (Istituto Nazionale di Documentazione Innovazione e Ricerca Educativa), si occupa di innovazione a scuola, in particolare del rapporto tra libro di testo e supporti didattici digitali e del rapporto tra scuola e territorio.