Una Noterella su “Agricoltura e sviluppo del territorio”
Dove sono le politiche del cibo?
di Gianluca Brunori | 10 01 2024
Da diversi anni si rileva una crescente attenzione nei confronti del cibo. D’altra parte, tutti abbiamo a che fare con il cibo più di una volta al giorno. Esso è un fattore essenziale della nostra salute, è un fattore di benessere psicofisico, è un medium di socialità. Il cibo è elemento fondamentale della nostra economia. Allo stesso tempo, è anche uno dei più importanti contributori alle emissioni di gas serra (oltre il 30%), responsabile della perdita di biodiversità, del degrado dei suoli, dell’esaurimento delle risorse idriche.
Il cibo è, dunque, un componente imprescindibile della nostra vita, ed è compito di ogni comunità organizzare attività e infrastrutture necessarie a garantire che tutti possano nutrirsi in modo adeguato ad un costo ragionevole. I livelli di benessere, di salute, di rispetto dell’ambiente, di socialità che il cibo può garantire dipendono, infatti, dal modo con cui le attività legate alla produzione, diffusione e utilizzo del cibo sono organizzate e gestite.
Agricoltura e sviluppo del territorio
Questa noterella contribuisce alla ricerca del Centro Ricerche sAu sul concetto di valore e sulla sua applicazione pratica in tutti i settori socio-economici, culturali e politici. L’idea è che questo concetto debba essere ridefinito, allontanandosi da una definizione basata su parametri esclusivamente economico-finanziari.
Non ci vuole molto a capire che in società come la nostra le attività legate al cibo potrebbero essere organizzate molto meglio, ottenendo migliori risultati con minori risorse. La consapevolezza della necessità di modificare abitudini e sistemi produttivi è cresciuta e negli ultimi venti anni è cambiato il sentire generale nei confronti del cibo. L’agricoltura biologica e le produzioni tipiche sono aumentate con una spinta che è partita dal basso e ha trovato. poi, il modo per ottenere un riconoscimento a livello istituzionale; reti di cittadini si sono organizzati per distribuire prodotti di qualità fuori dei circuiti convenzionali, raggiungendo anche i gruppi sociali più svantaggiati; organizzazioni della società civile hanno mostrato, attraverso le loro iniziative, i livelli di spreco generati dall’attuale sistema e le azioni necessarie per ridurlo; a livello individuale, l’attenzione per la dieta investe le dimensioni della salute tanto quanto quelle dell’etica.
Anche le amministrazioni locali hanno scoperto di avere a disposizione importanti leve per il cambiamento: le politiche del commercio, le politiche sociali, l’educazione alimentare, la pianificazione urbana. Inoltre, hanno scoperto che le mense scolastiche, da loro gestite, possono essere uno strumento strategico per orientare le attività di consumo, distribuzione e produzione, e per trasformare le nuove generazioni in consumatori consapevoli. È questo il compito delle politiche alimentari, che affrontano le diverse dimensioni del cibo identificando obiettivi, regole, risorse per l’organizzazione dei sistemi alimentari. Queste politiche risultano tuttavia frammentate e collocate all’interno di diversi settori istituzionali: in gran parte in quello dell’agricoltura, ma anche nelle politiche ambientali, nel settore del commercio e della salute.
CibiAmo la Toscana
CibiAmo la Toscana è un progetto vincitore di un bando del PSR della Toscana in partenza a inizio 2024. Il partenariato è composto da ANCI Toscana, Associazione Nazionale Città dell’Olio e Qualità&Servizi. Il Centro Ricerche sAu, insieme all’Accademia dei Georgofili, partecipa al Comitato Scientifico del progetto.
Non esiste una ‘Politica Alimentare’ nel panorama istituzionale nazionale ed europeo, e tantomeno esiste un organo, una giurisdizione che analizzi tutti i diversi aspetti in un’ottica di sistema e definisca linee di indirizzo e regole valide per tutti. Questo fa sì che le singole politiche (quelle legate alla produzione, alla distribuzione, allo smaltimento dei rifiuti, ai consumi) non siano coordinate, anzi siano spesso in contraddizione e in conflitto tra loro, con la conseguenza che unico elemento aggregante risulti essere il mercato e, segnatamente, i grandi operatori dell’industria alimentare e della grande distribuzione.
Se la nuova consapevolezza ha fatto maturare l’esigenza di passare dalla gestione ordinaria dell’amministrazione ad una visione strategica, di fronte al gap istituzionale la strada da percorrere nell’immediato è quella di un’innovazione istituzionale dal basso. Le esperienze che hanno trovato nella Carta di Milano – il documento preparato in occasione dell’Expo del 2015 contenente impegni e responsabilità per cittadini, imprese e istituzioni in tema di cibo e sostenibilità – una cornice strategica, e che hanno visto i Comuni i principali protagonisti, hanno perseguito una saldatura tra le attività delle amministrazioni e quelle della società civile, creando forum e reti per l’elaborazione di principi e di strategie. Le iniziative sullo spreco, sui mercati contadini, sugli standard per le mense scolastiche, sull’educazione alimentare si sono andate coordinando anche a livello istituzionale – si pensi al ruolo dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) – per creare conoscenze condivise e sfruttare competenze già esistenti. Alcuni aspetti, infatti, come i capitolati di appalto per le mense, richiedono notevoli competenze tecniche, di cui i singoli comuni non sempre dispongono; la condivisione dei dati può facilitare la costruzione di indicatori utili al monitoraggio delle politiche e alla raccolta di evidenze sui problemi; la condivisione di infrastrutture logistiche e piattaforme possono ridurre i costi e allargare le dimensioni di mercato per gli agricoltori locali; la costruzione di reti di livello nazionale e internazionale consente di scambiare le esperienze e proporre progetti.
È da auspicare che, attraverso la sperimentazione di iniziative locali e la diffusione dei risultati e delle buone pratiche, si possa agire sui livelli decisionali delle istituzioni superiori, con l’obiettivo finale di introdurre il tema di una Politica Alimentare nell’agenda istituzionale.
Le opportunità per questo salto di qualità ci sono: da una parte il Green Deal, l’insieme delle iniziative proposte dalla Commissione europea per raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050, ha introdotto nel dibattito il tema delle politiche alimentari e dell’approccio di sistema, anche se ha visto rallentare la sua azione per opera di rilevanti settori del Parlamento Europeo; dall’altra, le politiche di sviluppo rurale consentono ai comuni delle aree interne di accedere ai finanziamenti di progetti che affrontano queste tematiche. Inoltre, le politiche per la ricerca e l’innovazione hanno aperto importanti linee di finanziamento per la sperimentazione di nuove forme di governance alimentare. In questo percorso andranno superate molte barriere, in gran parte erette dai gruppi di interesse che dalla frammentazione e dalla settorializzazione lucrano con consistenti rendite di posizione.
Gianluca Brunori
Gianluca Brunori è professore ordinario di Politica Alimentare presso l’Università di Pisa. La sua ricerca si concentra sullo sviluppo rurale sostenibile e sulla sostenibilità dei sistemi alimentari, nonché sui relativi processi di innovazione.