«The world is in a mess» (p. 17): così ci avverte Donald Norman – Direttore del Design Lab dell’Università di San Diego e co-fondatore del Nielsen Norman Group, nonché uno dei massimi esperti mondiali di design, ergonomia e scienze cognitive – sulla terribile situazione in cui oggi si trova immersa l’umanità: dal collasso delle strutture sociali al riscaldamento globale, da millenni è in atto una crisi che, se ulteriormente rimandata, rischia di danneggiare la vita umana in maniera irreversibile. Dalla diagnosi – spietata quanto illuminante – che ne fa Donald Norman emerge, però, una chiave per il cambiamento, rappresentata dal comportamento umano nei tre temi principali in cui è declinato all’interno del volume: «meaningful», «sustainable» e «humanity centered».
Il libro
Autore: Donald Norman
Anno: 2023
Editore: MIT Press
Luogo di pubblicazione: Cambridge (USA)
Si apre così una discussione, condivisa con altri esperti del settore, che il volume di Donald Norman fa propria rilanciando una serie di quesiti tutti da approfondire: quanto di quello che vediamo è naturale? Quanto invece creato dall’uomo? I nostri comportamenti sono guidati da valori e credenze decisi da altri? E se è stata la tecnologia ad averci portato alla situazione attuale, allora potrà anche aiutarci ad uscirne? Quale ruolo ricopriranno in futuro le persone, la vita e l’ecologia del pianeta?
Tali interrogativi sollevano questioni che sono state risolte sempre in modo critico o creativo: critico verso i rischi delle nuove tecnologie per la vita umana e creativo per le loro potenzialità future. E su questa frontiera sta proprio il messaggio centrale del volume, che enfatizza il recupero dell’umanità come punto centrale del processo di ideazione, progettazione e sviluppo delle nuove tecnologie: «Technology has too much control over our lives. We have to change the entire fundamentals of technology to ensure that machines and technology are the servants of people, not the other way around» (p. 304).
Acta diurna
Design for a Better World. Quali valori progettano le tecnologie?
Una Lectio Magistralis tenuta dal Professor Donald Norman per riflettere sulla centralità umana nella progettazione delle nuove tecnologie
La posizione di Donald Norman, dunque, non è quella di un rifiuto netto delle nuove tecnologie – «many of today’s new technologies can seemingly free us from the rigidity of the old technologies» (p. 39) – bensì quella a favore di una loro convergenza verso i bisogni degli esseri umani: «Both science and human experience are correct, so use both» (p. 42).
L’esperienza come scienziato e dirigente, inoltre, offre a Norman la prospettiva per mostrare come oggi, per uscire dalla situazione di stallo in cui si trova il nostro pianeta, sia quanto mai urgente passare da una prospettiva «human-centered» a una «humanity-centered», focalizzata, cioè, non su singoli individui ma su tutta l’umanità e, più in generale, su tutto l’ecosistema, compresi le creature viventi e l’ambiente terrestre.
Una prospettiva che promuova il coinvolgimento di tutta l’umanità anche nella ricerca scientifica, come elemento essenziale per favorire l’innovazione: «Projects intended to bring improvement to the communities of the world must be done in collaboration with and by the people for whom the designs are intended, providing them with resources and facilitation from a multidisciplinary pool of subject-matter experts. The design community must stop designing for people without their input or to get people to do or want something and instead act as facilitators and resources to the communities» (p. 53).
In ultima analisi, dunque, il volume di Donald Norman fa proprio anche un significato inedito da attribuire ai professionisti di design, che, secondo l’autore, altro non sono che «Orchestral Conductors» (p. 219): qualsiasi progetto di design, soprattutto se affronta questioni sociali complesse, richiede la sincronizzazione e il bilanciamento del contributo di numerose discipline, ognuna con le proprie specifiche peculiarità ma tutte strettamente necessarie per la buona realizzazione del progetto stesso. In altre parole, Norman ci suggerisce l’idea del designer come un vero e proprio comunicatore e ci esorta a non riconoscere tale figura solamente in una élite di privilegiati, poiché «Everyone is a designer» (p. 188). Cosa intende con questo? Se tutti noi ci percepissimo come soggetti attivi di un cambiamento, allora potremo sentirci chiamati in causa nella ridefinizione dei nostri comportamenti quotidiani per soddisfare l’evoluzione delle nostre esigenze. È allora che i nostri bisogni, insieme alle nostre esperienze, avrebbero un valore in termini di conoscenze su cui gli esperti possono fare affidamento per orientare gli sviluppi futuri della scienza, primo fra tutti quello inerente le nuove tecnologie. Una definizione di design – ma potremmo dire della ricerca – che fa luce su una questione che sta emergendo sempre di più come elemento imprescindibile per design a better world: non è più sostenibile continuare a praticare una visione della vita che si ostina a dividere, tagliare in due il mondo di chi genera la conoscenza (scientia) e quello di chi è chiamato a sperimentarla quotidianamente (usus).
Il Centro Ricerche sAu porta avanti una ricerca per contribuire a ideare, progettare e realizzare nuove tecnologie che facciano perno sull’intelligenza critica e la creatività umana.
In questo Ambito di Intervento il Centro Ricerche sAu sta lavorando allo sviluppo dell’Ambiente Integrato Atque, una suite di strumenti con cui le ricercatrici e i ricercatori realizzano, in collaborazione con i partner di progetto, strategie di Comunicazione Generativa.
Vuoi consultare la recensione in inglese?