Verso una medicina del lavoro organica sui territori. Intervista a Giovanna Bianco

Salute e sanità

Verso una medicina del lavoro organica sui territori

Intervista a Giovanna Bianco

di Eugenio Pandolfini | 04 11 2024

Di cosa parliamo in questo articolo? 

L’intervista all’ingegnere Giovanna Bianco offre uno sguardo approfondito sulla situazione della medicina del lavoro in Toscana. Confrontandosi con le sfide di questo ambito della nostra sanità, la Responsabile del settore Prevenzione e sicurezza negli ambienti di vita e di lavoro di Regione Toscana ricostruisce il quadro di alcune delle criticità del sistema della prevenzione, della sorveglianza e della cura del lavoratore, esplorando quei territori complessi, nei quali il sistema delle istituzioni e delle professioni della salute di ambito pubblico e privato (costituito dai medici del lavoro, dai medici di medicina generale e dai medici specialisti) incontra il mondo dei lavoratori e dei cittadini.
E presenta alcune delle strategie adottate per affrontare la frammentazione, che è tipica di tutto il Sistema Sanitario, e migliorare l’efficacia dei servizi di medicina del lavoro, mettendo a fuoco i temi della formazione professionale, della sensibilizzazione della cittadinanza, dell’importanza della sorveglianza sanitaria. Dell’importanza, insomma, di un costante impegno per rispondere ad una crisi – economica? Di valori? – sempre più cronica nel Sistema Sanitario pubblico. Dell’importanza che una comunicazione equilibrata ed efficace ricopre quando è necessario sensibilizzare senza generare il panico, prevenire senza allarmare, informare senza dare niente per scontato.

Ambito di Intervento

Salute e sanità

Il Centro Ricerche sAu è da anni impegnato nella realizzazione di progetti incentrati sul coinvolgimento di portatori d’interesse con lo scopo di avviare processi generativi di conoscenza in cui aziende sanitarie e ospedaliere, associazioni, istituzioni cooperino per aumentare il livello di health literacy della cittadinanza in campo medico-scientifico. Con un focus sulla medicina del lavoro.

Sempre più spesso il concetto di medicina del lavoro viene avvicinato a quello di crisi. A parte i numeri dei malati e dei morti sul lavoro, gli esperti, i saggi, gli articoli su riviste di settore riportano tra le motivazioni di questa situazione le incongruenze negli apparati normativi, i veloci cambiamenti nel mondo del lavoro, le difficoltà che sperimentano i medici del lavoro, la mancanza di consapevolezza dei lavoratori, la frammentazione del sistema sanitario e, non ultima, la crisi economica che – di fronte alla difesa del salario e degli altri diritti – fa perdere di vista l’importanza della salute quando si parla di mestieri e professioni. Qual è la situazione in Toscana?

Ho iniziato a lavorare nel settore prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro da gennaio 2020 e ho capito che la frammentazione era tra le prime questioni che avrei dovuto affrontare. Al mio arrivo ho trovato vari gruppi di lavoro tematici fra la Regione e le Aziende Sanitarie: ad esempio, un gruppo sull’edilizia, uno sull’agricoltura, che sono i settori a maggior rischio di infortuni. Mancava però un gruppo costituito dai medici del lavoro che fosse trasversale alle Aziende, per un confronto sull’erogazione dei servizi a livello toscano. Per questo abbiamo costituito il gruppo RISAL, abbreviazione di ‘RIschi per la Salute’, composto da rappresentanti dei medici del lavoro delle tre Aziende Sanitarie toscane di area vasta (Toscana Nord Ovest, Toscana Centro, Toscana Sud Est). Questo gruppo ha dato vita a una serie di buone pratiche per omogeneizzare la sorveglianza sanitaria sul territorio.
Ad esempio, sono state sistematizzate tutte le attività svolte dai servizi toscani di medicina del lavoro. Con una Delibera Regionale ad hoc (metà 2022), abbiamo tabellato tutte le attività disponibili, in modo che le tre Aziende offrano gli stessi servizi a tutti i cittadini della Regione.
Parallelamente, è stato individuato un codice di esenzione per rendere gratuito l’accesso ai principali programmi di sorveglianza sanitaria. Fino al giugno 2022, la sorveglianza sanitaria era gratuita solo per gli ex-esposti ad amianto: ora abbiamo reso possibile l’accesso a tutte le visite di sorveglianza sanitaria, che rientrano nei piani regionali di prevenzione, e stiamo utilizzando per il loro finanziamento, per la prima volta, il cosiddetto fondo sanzioni, previsto dal Decreto Legislativo 81/08 (Testo Unico sulla Sicurezza). Il fondo si alimenta con i proventi delle sanzioni comminate nei luoghi di lavoro che devono essere re-investiti in prevenzione. Tutto questo, insieme alle azioni per rendere accessibili i servizi di medicina del lavoro, è stato oggetto di corsi di formazione specifici, che abbiamo avviato per tutti i medici del lavoro, compresi quelli che lavorano nell’ambito del privato. 

In questo modo, il mondo privato può appoggiarsi a queste pratiche e i medici competenti che operano in tale settore possono informare i lavoratori delle aziende in maniera uniforme al sistema pubblico. Sempre nella direzione di promuovere un approccio organico alla gestione della medicina del lavoro, la Regione Toscana ha recentemente finanziato l’Osservatorio regionale del Centro di riferimento regionale per l’analisi dei flussi informativi su Infortuni e Malattie professionali o da lavoro (Osservatorio CeRIMP). Questo osservatorio sarà disponibile tramite un portale online e pubblicherà dati su infortuni e malattie professionali, elaborati in modo semplice e leggibile, utilizzando i dati dell’INAIL. Questi dati saranno accessibili a tutti, incluso il dettaglio a livello comunale, promuovendo così la trasparenza. L’accesso al portale sarà organizzato su due livelli: un livello pubblico, per tutti i cittadini, e un livello riservato, accessibile tramite password, per i servizi delle Aziende Sanitarie, dal quale sarà possibile visualizzare i dati non aggregati per analisi più dettagliate. Questa iniziativa è simile a quella già attuata in Emilia Romagna con l’Osservatorio Regionale di monitoraggio degli Infortuni e delle malattie professionali o correlate con il Lavoro (OReIL). Cosa che sembra indicare come la necessità di fare sistema sia sempre più sentita a livello nazionale.

Progetto

Master in Comunicazione Medico-Scientifica e dei Servizi Sanitari

Il Master consulenziale realizzato dal Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica dell’Università di Firenze in collaborazione con il Centro Ricerche sAu realizza progetti di ricerca-azione sulla Comunicazione Generativa che migliorano la relazione medico-pazienti-servizi, avviano processi di sensibilizzazione, garantiscono il coinvolgimento dei portatori d’interesse nelle progettualità.

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Chi è il medico del lavoro?

Secondo me è una persona che ha una vocazione. La professione del medico del lavoro sconta più di altre la crisi che sta attraversando il sistema sanitario pubblico: ci sono sempre meno fondi e un’Azienda Sanitaria, se deve fare tagli, taglia sulla prevenzione anziché sull’emergenza o l’urgenza. Se si deve ridurre il personale, non si riduce certo il numero di chi lavora al pronto soccorso, ma chi si occupa di prevenzione. Se si deve scegliere tra avere un medico del lavoro in meno o un chirurgo in meno, la scelta è scontata. Purtroppo, la prevenzione è un po’ la cenerentola della medicina.

Cosa si può fare per superare questa criticità?

Io penso che si debba cominciare proprio dall’origine, cioè dal sistema della formazione: come funziona l’accesso alla facoltà di medicina? Le modalità attuali di selezione, come i test di ingresso, possono scoraggiare molti ragazzi che vorrebbero intraprendere questa carriera. Forse anche le modalità di ammissione, con numeri chiusi così rigidi, non avvicinano i giovani a questo campo. E forse è arrivato il momento di cambiare. Per quanto riguarda la medicina del lavoro, inoltre, c’è una forte competizione nel settore privato perché – come accade anche per altri settori – il professionista aziendale (in questo caso il medico competente aziendale) è pagato più del suo corrispondente di ambito pubblico. E questo è un motivo di preferenza importante. Un maggior afflusso di professionisti in questo settore costituirebbe una base dalla quale partire per riportare il servizio pubblico in equilibrio.

Il rapporto con i medici del lavoro di ambito privato costituisce una criticità per il Sistema Sanitario regionale?

La criticità che ho rilevato riguardava essenzialmente la poca collaborazione tra i medici del lavoro afferenti al sistema pubblico e quelli afferenti al mondo privato. E su questa criticità stiamo lavorando. Siamo riusciti a far passare il messaggio che è nell’interesse di tutti collaborare. Anche il medico competente dell’azienda privata è soggetto a sanzioni, se non rispetta le normative. Mettere insieme ispettori e coloro che possono essere oggetto di ispezione non è semplice, ma è fondamentale per garantire la sicurezza sul luogo di lavoro. E se vengono presentate buone pratiche di sorveglianza sanitaria per migliorare la sicurezza sul lavoro, dovrebbe essere nell’interesse di tutti adottarle.

Restando nell’ambito del contrasto alla frammentazione del sistema, anche la transdisciplinarità – intesa come integrazione di studi, ricerche e pratiche – è un importante aspetto di questo approccio. Spesso, tuttavia, la transdisciplinarità è intesa come la somma di competenze diverse e non come una sinergia che porta a rimettere in discussione il modus operandi a tutto tondo.

Qual è il suo punto di vista su questo tema?

La sinergia è stata proprio l’obiettivo che ci siamo dati. Come prima cosa, come ho già anticipato, abbiamo creato il gruppo RISAL, proprio per costruire sinergie tra i medici del lavoro attivi presso le tre Aziende Sanitarie. Successivamente, abbiamo avviato percorsi di formazione per stabilire relazioni con i medici competenti del settore privato.
Un altro aspetto importantissimo è stato individuare degli alleati tra i medici di medicina generale, che hanno competenze diverse, ma sono fondamentali a livello di sistema, per costruire una rete informativa che coinvolga tutti i professionisti di questo settore.

Gli altri contributi dell’Ambito

Comunicare i tumori professionali: qualche spunto di riflessione

L’articolo esamina l’impatto dei tumori professionali sulle persone, sottolineando l’importanza della comunicazione dei rischi legati all’esposizione ad agenti cancerogeni sul luogo di lavoro. Nonostante la consapevolezza diffusa su alcuni fattori di rischio, altri agenti sono meno noti e il rischio di esposizione non consapevole aumenta, alimentando comportamenti dannosi per la salute.

Quando un uomo o una donna si rivolgono al proprio medico di famiglia con determinati sintomi, infatti, il medico, che conosce la persona, dovrebbe sapere che attività professionale o lavorativa svolge o ha svolto e per quali periodi. E dovrebbe essere in grado di collegare i sintomi che riscontra con un’eventuale malattia professionale. Lo stesso medico di famiglia, infine, dovrebbe essere in grado di indirizzare la persona verso i servizi delle Aziende Sanitarie per una visita di medicina del lavoro. L’importanza di costruire una rete informativa è stata sottolineata anche dalla dottoressa Lucia Miligi, già epidemiologa dell’Istituto per lo Studio e la Prevenzione Oncologia (ISPRO) della Regione Toscana e oggi presidente della Fondazione ISPRO, per quanto riguarda le attività per la prevenzione dei tumori naso sinusali, che hanno previsto un importante coinvolgimento degli otorini, quali professionisti preposti a collegare le diagnosi di malattie croniche delle vie aree superiori a determinate tipologie di attività lavorative. Una certa frammentazione esiste anche a livello di specializzazione della medicina, è innegabile, ma il ruolo delle Istituzioni deve essere proprio quello di assicurare una visione di insieme e, in questo caso, cercare di identificare correlazioni e relazioni con le malattie professionali riconosciute. Per questo c’è bisogno di una formazione specifica, e di un grande lavoro di informazione. In questa prospettiva, le nostre Aziende Sanitarie stanno organizzando incontri sul territorio con rappresentanti dei medici di famigli,a proprio per informare su quello che fanno i nostri servizi. E stiamo realizzando strumenti informativi (locandine, brochure) da distribuire negli ambulatori di medicina generale, per comunicare il più possibile l’attività che viene svolta, far conoscere le sedi e i contatti di tutti gli ambulatori specializzati e tutti i servizi disponibili che, come dicevo prima, sono gratuiti per i lavoratori. L’obiettivo è quello di costruire un sistema nel quale una persona che va dal medico per un motivo qualsiasi possa trovare una comunicazione specifica e un medico formato che, in caso di malattia legata al lavoro, lo possa indirizzare nel modo migliore.

Come monitorate i risultati del lavoro che avete fatto?

Stiamo avviando il monitoraggio dei risultati del lavoro svolto proprio in questo momento. La delibera che ha avviato tutti i cambiamenti di cui stiamo parlando è di metà del 2022: è passato un anno e mezzo e stiamo andando a regime ora. Questo perché la rendicontazione delle attività, anche dal punto di vista finanziario, avviene nei primi mesi dell’anno successivo a quello nel quale si sono svolte. Attualmente, stiamo valutando il 2023: si procede all’analisi dei codici di esenzione che sono stati utilizzati e, in base ai codici, si valuta quanti servizi sono stati effettuati, cioè quante persone hanno effettivamente usufruito del Servizio Sanitario per questioni legate alla medicina del lavoro, e su quali patologie.

Cosa indica il codice di esenzione?

Il codice di esenzione indica una prestazione sanitaria su una specifica patologia correlata al lavoro. Fino a poco tempo fa, i servizi di medicina del lavoro erano concentrati sugli ex esposti ad amianto e non c’era uniformità sul territorio. Alcuni ambulatori offrivano solo visite per gli ex esposti ad amianto, pochi ambulatori anche altri servizi. Ad esempio, le visite per lo stress lavoro correlato venivano principalmente effettuate presso l’ospedale di Pisa. 

Con la delibera che ho già ricordato, abbiamo stabilito che i servizi di medicina del lavoro, ovunque siano in Toscana, devono offrire tutte le prestazioni disponibili, creando così una rete più capillare sul territorio. 

E anche una rete attiva per la sorveglianza sanitaria, che raccoglie da tutta la regione – attraverso i codici utilizzati per l’accesso ai servizi – i dati relativi alle malattie correlate al lavoro.

L’Accordo di collaborazione tra Gruppo dell’Accademia del Cittadino della Regione Toscana (GART), Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro, Centro di documentazione sull’amianto Marco Vettori nasce per supportare la sorveglianza sanitaria di ex esposti a cancerogeni professionali, coinvolgendo le associazioni e i corpi intermedi nelle attività della Regione Toscana. Qual è il suo punto di vista sul ruolo del terzo settore nelle attività di comunicazione tra le istituzioni, il mondo della ricerca (scientia) e il mondo delle professioni, del lavoro, dell’impresa, dei cittadini (usus)?
Il mondo del Terzo Settore ha un ruolo fondamentale: le associazioni e i corpi intermedi sono gli strumenti attraverso i quali raggiungere e informare i lavoratori. Questo accordo è stato approvato con Delibera ed è stato sottoscritto inizialmente con le organizzazioni sindacali (CGIL, CISL e UIL), l’Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro (ANMIL), il Gruppo dell’Accademia del Cittadino della Regione Toscana (GART) e il Centro di Documentazione sull’Amianto Marco Vettori. In questo accordo è entrato anche il Centro Ricerche “scientia Atque usus” per la Comunicazione Generativa ETS, che affiancherà la Regione proprio per impostare correttamente le attività di informazione e svolgere una corretta attività di comunicazione verso tutti i lavoratori. Sottolineo questo aspetto perché, quando si parla di malattie professionali, si tratta spesso di patologie gravi, croniche, che generano preoccupazione e paura e che trattengono le persone dal rivolgersi ai servizi sanitari per avviare i necessari percorsi d’indagine. Per questo, bisogna stare molto attenti a non creare allarmismi e paure nei lavoratori e, da loro, nella cittadinanza tutta con una comunicazione troppo diretta o non equilibrata. A tal fine, tutti i sottoscrittori dell’accordo saranno periodicamente invitati a degli incontri in cui saranno condivise le informazioni aggiornate e si cercherà insieme di stabilire strategie per la loro migliore comunicazione ai portatori d’interesse.
A che livello è opportuno coinvolgere la cittadinanza per le attività di prevenzione e sorveglianza sanitaria?
Sono già attivi dei filoni di attività relativi ad azioni di prevenzione nell’ambito del lavoro che sono comunicate a cerchie di portatori d’interesse più estese dei lavoratori in senso stretto. Ma stiamo ancora riflettendo su come coinvolgere tutta la cittadinanza in maniera capillare e non abbiamo ancora attività specifiche in tal senso. Il tema dell’alfabetizzazione è fondamentale: la cittadinanza sa poco o nulla del sistema della medicina del lavoro e di tutti i servizi esistenti. Dovremmo avviare dei percorsi di formazione per presentare alla cittadinanza informazioni chiare sul funzionamento del sistema, a partire da chi si occupa di prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro. Spesso il cittadino o la cittadina non sa che sono principalmente le Aziende Sanitarie e i servizi Prevenzione Igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro (PISLL) delle stesse Aziende ad avere in carico le funzioni di controllo, vigilanza e di promozione della salute e della sicurezza negli ambienti di lavoro, con l’obiettivo di contribuire alla prevenzione delle malattie professionali e degli infortuni sul lavoro e al miglioramento del benessere del lavoratore
Gli altri contributi dell’Ambito
Fausto Bertinotti: la salute delle persone e del pianeta? Passa dai diritti dei lavoratori

Con Fausto Bertinotti parliamo di come sia necessario ridare dignità, rappresentanza politica e forza sociale ai lavoratori per interrompere una spirale regressiva in termini politici, sociali ed economici, che ha preso il via nei primi anni ‘80 del Novecento e nella quale siamo tuttora immersi. Perché i numeri inquietanti di morti e infortuni sul lavoro, nonché di malattie professionali, sono il risultato di un processo storico ha invertito la dinamica del conflitto di classe, con una reazione organizzata e estremamente efficace del padronato.

Per non parlare della consapevolezza su cosa effettivamente succeda nel mondo del lavoro e su quali siano le questioni da tenere sotto controllo. Forse c’è consapevolezza sugli infortuni, perché gli effetti sono immediati e visibili, ma sulle malattie professionali la cittadinanza è veramente poco informata. Fattori di rischio come le polveri di legno o come il sole sono difficili da far capire, perché molti non comprendono come materiali naturali o addirittura la radiazione solare possano essere cancerogeni per i lavoratori. Con il risultato che molti muratori o, in generale, lavoratori outdoor, ancora oggi, non si rendono conto dei danni alla pelle e della disidratazione causati dal lavoro all’aperto. In questa prospettiva, abbiamo avviato delle attività rivolte alle scuole. Crediamo che la cultura della sicurezza debba partire dai giovani e siamo convinti che le informazioni diffuse a scuola possano arrivare anche alle famiglie attraverso i ragazzi. Svolgiamo due tipi di attività con le scuole. Una è rivolta agli insegnanti, che seguono percorsi di alternanza scuola-lavoro, e l’altra è mirata agli studenti. Nel 2022 abbiamo lanciato un bando di concorso per progetti sulla sicurezza sul lavoro – ad esempio fumetti, video o giochi a tema sicurezza realizzati dagli studenti – che verranno premiati alla fine di quest’anno scolastico. Un altro mezzo di diffusione dell’informazione che sta funzionando, ma che è rivolto comunque ai lavoratori (e non alla cittadinanza in generale), è la nostra rete regionale dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS). Queste figure – obbligatorie nelle aziende con più di 15 dipendenti ed elette direttamente dai lavoratori nell’ambito delle rappresentanze sindacali – hanno il compito di monitorare l’applicazione delle norme di sicurezza, di segnalare eventuali situazioni di rischio e di collaborare con l’azienda per la predisposizione delle misure necessarie per garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori. Questo progetto esiste da diversi anni e conta circa 1.800 rappresentanti iscritti alla rete, anche se in Toscana potrebbero essercene molti di più: la rete offre formazione e aggiornamenti periodici agli RLS attraverso tre seminari territoriali annuali e un seminario regionale alla fine dell’anno. Ad esempio, l’anno scorso il tema dei seminari rivolti agli RLS è stata la prevenzione delle malattie professionali.

La formazione al centro, quindi. Anche per i professionisti della salute?
Certo, secondo me la formazione è il nodo da affrontare per favorire la creazione di flussi più efficienti ed efficaci tra le istituzioni e i lavoratori. Sia a livello di cura, che di prevenzione. Le persone più vicine al lavoratore sono il medico competente dell’azienda e il medico di medicina generale. Se il lavoratore ha un problema, il medico competente e il medico di medicina generale dovrebbero essere i più informati e pronti a capire se ci si trova davanti a una malattia professionale, per poi indirizzare il lavoratore verso le Aziende Sanitarie e verso il corretto percorso di prevenzione e riconoscimento della malattia. Prima che la malattia si sviluppi, a livello di prevenzione, il medico di medicina generale dovrebbe conoscere il lavoro svolto dalla persona che assiste e consigliare eventuali accertamenti in base all’attività lavorativa. Per esempio, se uno fa il muratore, è evidente che potrebbe avere disturbi muscoloscheletrici. Ma in altri tipi di attività professionali, questa valutazione immediata da parte del medico di famiglia potrebbe mancare. In quei casi, il medico del lavoro, specialmente nelle piccole e medie imprese, o nelle ditte artigianali e tra i lavoratori autonomi, potrebbe avere un ruolo importante nell’informare e sensibilizzare. Le informazioni potrebbero essere veicolate tramite le organizzazioni sindacali o i patronati. Insomma, un sistema più informato è anche proattivo nell’intercettare per tempo le criticità e nell’avviare le persone ai giusti percorsi di cura senza perdere tempo.

In conclusione: sinergia e in-formazione al centro

Le parole di Giovanna Bianco evidenziano l’importanza cruciale della formazione, sia per i professionisti della salute che per i lavoratori e i cittadini. Dal punto di vista dei professionisti della salute, come i medici del lavoro e i medici di medicina generale, la formazione continua rappresenta il fondamento per garantire una corretta valutazione dei rischi e una tempestiva identificazione delle malattie professionali. Nel caso dei medici di medicina generale, con l’importante valore aggiunto della conoscenza approfondita della persona assistita, del suo lavoro, che potrebbe risultare strategica sia per quanto riguarda la prevenzione, sia per quanto riguardo la diagnosi tempestiva. Investire nelle competenze di questi operatori significa potenziare la capacità del sistema sanitario di prevenire e gestire efficacemente le patologie professionali, assicurando una migliore tutela della salute dei lavoratori. Dall’altro lato, è essenziale promuovere una maggior alfabetizzazione e consapevolezza sulle questioni che legano salute e lavoro tra i lavoratori e i cittadini stessi. Una conoscenza di base sulle normative di sicurezza sul lavoro, sui rischi associati a determinate attività e sull’importanza della prevenzione può contribuire in maniera sostanziale a ridurre gli incidenti e le malattie professionali. Inoltre, informare i cittadini sul funzionamento del sistema sanitario, sui servizi disponibili e sui diritti in materia di salute consentirebbe a tutti di essere attori consapevoli nella gestione della propria sicurezza e benessere sul luogo di lavoro. Solo una comunicazione capace di mettersi in ascolto di tutti gli attori coinvolti – delle istituzioni, per raccogliere, analizzare e riportare in termini operativi gli indirizzi strategici; dei professionisti della salute, per individuare i temi sui quali scommettere per la comunicazione e tradurre gli aspetti più tecnici in messaggi comprensibili da tutti; dei lavoratori e dei cittadini, per comprendere gli effettivi bisogni di conoscenza – può essere efficace per promuovere percorsi specifici di in-formazione e sensibilizzazione, senza dare adito ad allarmismi controproducenti e per aiutare la costruzione progressiva di un sistema di medicina del lavoro più organico ai diversi contesti di riferimento (istituzioni, salute e servizi sanitari, lavoro e professioni, cittadinanza).

Autore

Eugenio Pandolfini

Ph.D., Ricercatore e socio fondatore del Centro Ricerche “scientia Atque usus” per la Comunicazione Generativa ETS. È consulente presso il Lab CfGC del PIN – Polo Universitario Città di Prato. Dal 2019 è ricercatore a tempo Determinato di tipo A del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Firenze. Porta avanti attività di ricerca centrate sulla relazione tra tecnologie, territorio e paesaggio, tocco umano.

Intervistata

Giovanna Bianco

Giovanna Bianco, Ingegnere, è Responsabile del settore Prevenzione e sicurezza negli ambienti di vita e di lavoro di Regione Toscana