- Le Terre di mezzo e il Paradosso della sostenibilità
- Una sfida da cogliere
- Cambia il sistema, cambia il paradigma comunicativo
Ambito di Intervento
Sostenibilità quotidiana e cambiamenti climatici
Il Centro Ricerche sAu porta avanti progetti di ricerca basati sull’obiettivo di ridurre la distanza tra ciò che sappiamo – in termini di sostenibilità – e ciò che quotidianamente facciamo, a livello individuale e collettivo
Le Terre di mezzo e il Paradosso della Sostenibilità
Gli ultimi 10.000 anni – l’Olocene – sono stati un periodo particolarmente favorevole per lo sviluppo della nostra specie, perché ci hanno garantito climi stabili e un numero relativamente ridotto di cataclismi naturali. È grazie a queste condizioni che le prime sparute tribù di esseri umani hanno colonizzato l’intero pianeta e dato vita alle città, agli imperi e alle civiltà che conosciamo.
In tutto questo periodo, abbiamo riflettuto a lungo sul rapporto che lega l’uomo al suo ambiente e agli altri esseri viventi, ma non ci siamo mai posti il problema della sostenibilità, semplicemente perché non ce n’era bisogno. La Terra e i suoi ecosistemi ci hanno fornito tutte le risorse di cui avevamo bisogno e hanno accolto senza difficoltà i nostri rifiuti, hanno resistito alla costante opera manipolatoria dell’uomo senza subire danni irreparabili se non in contesti circoscritti.
Abbiamo iniziato a porci il problema del nostro rapporto con l’ambiente solamente da qualche decennio, un battito di ciglia in confronto ai “tempi storici” e ancor meno rispetto ai “tempi biologici” che caratterizzano la nostra avventura terrestre.
Una sfida da cogliere
Il nuovo sistema che siamo chiamati a realizzare non sarà solo nuovo, ma sarà appunto inedito, apparterrà, cioè, ad un paradigma di sistema mai esistito prima, a cominciare dalla natura delle relazioni che non dovranno essere più meccaniche, ma generative. La sostenibilità va allora ricercata, progettata e praticata nel campo dinamico delle relazioni che si generano tra i due poli rappresentati dalle strategie sovranazionali da una parte e dalle scelte individuali dall’altra. È, di conseguenza, un gioco di potere, un campo di contesa in cui i saperi e i poteri di foucaultiana memoria sono prodotti e diffusi nella e sulla società, e sono oggetto di con- tinua negoziazione, in base a rapporti di forza che non sono mai dati una volta per tutte, perché «il potere non si dà, non si scambia né si riprende, ma si esercita e non esiste che in atto», esatta- mente come la comunicazione. Per questo, sostenibilità, potere e comunicazione rappresentano tre elementi difficilmente scindibili.
La Storia è da scrivere in maniera inedita rispetto al passato, prima di tutto perché sono gli strumenti di cui dispone a non appartenere più al sistema passato.Strumenti di “scrittura” della realtà ma prima di tutto di analisi, di interpretazione e di conoscenza, di “lettura” di un reale che come mai prima nella storia del genere umano è ormai impossibile studiare, cercare di capire, senza contemporaneamente trasformarlo.
Il senso del Paradosso della sostenibilità in cui, in maniera universalmente angosciante, siamo immersi è il risultato di questa impossibilità: pensare e agire – e quindi comunicare – il nuovo sistema-mondo con un’idea di natura e di forza appartenenti ad una realtà che non c’è più. È una sfida spaventosa e appassionante allo stesso tempo, e sta a noi decidere se accettarla o no, sapendo comunque che il processo generativo che abbiamo innescato non si spegnerà certo a causa della nostra scelta di non scegliere e che la macchina che abbiamo avviato ci porterà inevitabilmente, se non iniziamo a gubernarla, dritti dritti nel dirupo.
Addentrandosi nell’ampio e denso mondo della sostenibilità risulta evidente che fino a quando, come singoli individui e come collettività, non ci libereremo di questo approccio predatorio nessuno sviluppo realmente sostenibile sarà possibile.
Dobbiamo quindi spezzare il circolo vizioso di hybris e némesis che abbiamo attivato ben prima dell’avvento del neoliberismo, ma che con quest’ultimo ha raggiunto livelli quantitativamente e qualitativamente inediti.
Per questo è errato e poco sostenibile continuare a pensare che la sostenibilità difetti di una comunicazione vincente, per cui se si riuscisse a individuare una strategia efficace si riuscirebbe a favorirne l’affermazione.
Il problema non è quello di scegliere canali, contenuti d’effetto; neppure quello di affidarsi a sofisticate tecniche di persuasione. Tutte azioni che – avulse dal più ampio contesto – vanno a scapito di un reale processo di cambiamento basato sulla libertà, la creatività e la conoscenza.
Le nostre azioni causano reazioni che spesso non possiamo prevedere, i rischi e le sfide che abbiamo davanti sono sempre più di livello globale, la tecnica sembra avere una volontà propria, che non sempre coincide con gli interessi della nostra specie e le disuguaglianze nella distribuzione del benessere materiale e immateriale sono sempre più profonde.
Ma oggi – per la prima volta – abbiamo gli strumenti per progettare e scrivere il nostro futuro, attivando e disattivando relazioni inedite a tutti i livelli. Dall’infinitamente piccolo dell’ingegneria genetica all’infinitamente grande delle esplorazioni spaziali. E questa capacità di collegare ciò che è sempre stato scollegato e al contrario scollegare ciò che abbiamo sempre considerato per sua natura unito è proprio una delle caratteristiche principali della comunicazione.
A monte di tutto questo, infatti, c’è il vero problema, che è quello del paradigma comunicativo cui continuiamo ad affidare una rivoluzione culturale, sociale, politica, economica come quella che indichiamo come sostenibilita.
La sostenibilità per realizzarsi necessita di una ridefinizione di idee che sono alla base del nostro sistema socio-culturale, a cominciare dall’idea che si ha di energia, potere, forza, valore.
Dalle Anteprime della Library di sAu
L’impegno del Centro Ricerche sAu su Sostenibilità quotidiana e cambiamenti climatici
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Un paradigma meccanicistico come è quello della comunicazione che domina nel nostro sistema è incapace di progettare un sistema-mondo diverso da questo che sta implodendo. Questa comunicazione non è in grado di immaginare, di progettare, di concretizzare una realtà che non si basi su una visione della conoscenza e su una morale che non siano gerarchiche, trasmissive e che non impongano un comportamento emulativo. Ribaltare il paradigma comunicativo attualmente dominante, “abolire lo stato di cose presenti” per parafrasare Marx ed Engels, non è certamente facile, e sfugge alle possibilità individuali di ciascuno di noi preso singolarmente, ma è senz’altro una sfida che vale la pena – a livello di sistema e di conseguenza anche individuale – cogliere. Non abbiamo niente da perdere e anzi abbiamo tutto da guadagnare dall’invertire il processo di graduale degradazione del nostro ambiente naturale, sociale e politico, in ultima analisi della nostra autentica umanità.
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- Sbardella, M. (2019). La sostenibilità scomunicata. Cosa stiamo sbagliando e perché. Sant’Arcangelo di Romagna: Apogeo
La Library di sAu fa parte di Atque, l’Ambiente Integrato con cui realizziamo strategie di Comunicazione Generativa, in collaborazione con i partner di Progetto, e documentiamo le nostre attività di ricerca.
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Autore
Marco Sbardella
Ph.D., Ricercatore e socio fondatore del Centro Ricerche scientia Atque usus per la Comunicazione Generativa ETS
Consulente presso Lab CfGC
Svolge ricerca negli ambiti dello sviluppo rurale, del climate change e della comunicazione sanitaria.