Una Noterella su “Cultura e Società”

Per una geopolitica dei Future Studies

Esperienze globali e italiane per una progettualità a lungo termine

di Marta Guarducci | 16 12 2024

Ripensare il futuro nel contesto globale

Nel contesto globale attuale, caratterizzato da una crescente accelerazione storica e dalla complessità delle sfide globali – dai cambiamenti climatici alle crescenti disuguaglianze sociali ed economiche, fino ai dubbi etici e politici relativi alle ultime tendenze dell’innovazione tecnologica – ripensare la progettualità per il futuro è diventato fondamentale. Non è più sufficiente rispondere alle necessità del presente con orizzonti temporali a breve termine, ma è necessario adottare una prospettiva più ampia, una visione che consideri il futuro non come una semplice proiezione del presente, ma come un’opportunità di sviluppo del tutto inedita, da immaginare e costruire oggi.

È in questo scenario che i Future Studies, dedicati alla previsione e progettazione del domani, emergono come strumenti indispensabili per orientare le scelte individuali e le politiche. Quest’ambito di ricerca si è evoluto in una vera e propria geopolitica del futuro, dove centri di ricerca, think tank e istituzioni internazionali collaborano per sviluppare visioni strategiche in grado di affrontare le grandi sfide globali. L’obiettivo principale non è solo quello di anticipare crisi o trasformazioni, ma soprattutto quello di costruire basi solide per la resilienza e l’adattamento in un mondo in continua evoluzione. Ogni organizzazione coinvolta si distingue per metodologie e prospettive uniche, ma tutte condividono una spinta comune verso un futuro più sostenibile, equo e giusto.

Ambito di Intervento
Cultura e Società

Il Centro Ricerche sAu è impegnato da tempo nell’Ambito “Cultura e Società” per valorizzare un’idea di conoscenza non egemonica ma come costruzione di un bene comune. Frutto, cioè, di collaborazione e cooperazione fra ambiti socio-culturali ed economici fino ad oggi tenuti rigorosamente distinti.

Il Centro Ricerche sAu propone qui una prima ricognizione, una sorta di stato dell’arte dei principali centri di ricerca e organizzazioni che, a livello nazionale e internazionale, si occupano della progettazione del futuro. Questa noterella presenta, dunque, una prima selezione di queste realtà, offrendo un patrimonio di conoscenze, esperienze e pratiche che possono risultare utili a tutti coloro che desiderano partecipare a una riflessione collettiva su come stiamo immaginando e progettando il nostro futuro comune, per citare il titolo di una delle pietre miliari della storia dello sviluppo sostenibile. Questa ricognizione è il primo passo di una ricerca che ha lo scopo di indagare quali siano le “culture di progettazione” proposte dai diversi centri e organizzazioni, per poter trasformare un’idea in un progetto concreto per il domani, che prenda forma da precise azioni quotidiane.

CALL TO ACTION

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I protagonisti internazionali per la progettazione del futuro

Tra i centri più antichi nel campo dei Future Studies spicca l’Institute for the Future (IFTF), fondato a Palo Alto (California, USA) nel 1968 con il sostegno della Ford Foundation. La sua missione è chiara: aiutare persone e organizzazioni a essere future-ready, cioè resilienti di fronte ai cambiamenti sistemici. L’IFTF si distingue per l’uso del foresight strategico come elemento cardine per affrontare cambiamenti economici, sociali e tecnologici: una metodologia che combina tecniche di previsione e analisi per esplorare le possibilità future, supportando decisioni migliori in un mondo in continua evoluzione. L’immaginazione di diversi scenari possibili, cioè, aiuta nella valutazione delle tendenze del presente ma, soprattutto, a prepararsi a cambiamenti incerti e a rispondere ai bisogni della società del futuro.

Tra i progetti più significativi dell’Istituto figura il Ten-Year Forecast, una previsione decennale che mappa le forze che influenzeranno la società e incoraggia una progettualità che guarda oltre l’immediato, verso un orizzonte strategico di medio termine, grazie a strumenti come mappe delle tendenze e workshop immersivi.

A Santa Monica, sempre in California, ha sede la RAND Corporation, una delle istituzioni di ricerca più influenti nel campo delle politiche pubbliche. Originariamente nata come Project RAND sotto la Douglas Aircraft Company per supportare la pianificazione militare con la ricerca scientifica, è diventata un’entità autonoma e indipendente nel 1948, con il supporto della Ford Foundation. L’obiettivo della RAND si avvicina a quello dell’Institute for the Future (IFTF): migliorare la qualità di un processo decisionale in ambiti cruciali come la sicurezza, la salute, l’educazione e la sostenibilità, suggerendo una progettualità per il futuro che non può limitarsi alle necessità attuali, ma deve affrontare le sfide sistemiche che emergeranno nei prossimi decenni.

RAND ha un approccio metodologico distintivo basato sull’analisi dei sistemi, inizialmente sviluppato per scopi militari e poi esteso a settori come sanità, educazione e sostenibilità. Questa metodologia consente di identificare le opzioni disponibili e valutare i risultati in contesti complessi, offrendo supporto decisionale per affrontare sfide sistemiche.

Sempre ascrivibile al contesto statunitense è il The Millenium Project, un think tank situato a Washington, fondato nel 1996, inizialmente sotto il patrocinio dell’American Council for the United Nations University, e poi divenuto indipendente nel 2009. L’organizzazione riunisce una rete di 72 nodi dislocati in tutto il mondo, che collaborano per connettere le prospettive locali e globali e per identificare le principali sfide e opportunità per il futuro dell’umanità. Il Millennium Project, infatti, è noto per le sue 15 Global Challenges, che affrontano temi fondamentali come lo sviluppo sostenibile, la democratizzazione e la convergenza tecnologica.

Per affrontare queste sfide, il Millennium Project impiega la metodologia dei Delphi Studies, che si basa sulla raccolta di opinioni da parte di esperti internazionali sulla progettualità a lungo termine attraverso questionari anonimi in più fasi. In questo processo, ciascun esperto ha l’opportunità di rivedere la propria posizione dopo aver considerato le risposte aggregate degli altri. Questa metodologia, dunque, ha il merito di favorire la libera espressione e la maturazione di una convergenza di opinioni.

Un punto di incontro tra Stati Uniti ed Europa è rappresentato dal Future Today Institute (FTI), con sedi a New York, Londra e Berlino. Specializzato in foresight strategico (la stessa metodologia adottata dall’Institute for the Future di Palo Alto), il FTI è un think tank che si dedica all’analisi delle tendenze tecnologiche emergenti, come l’Intelligenza Artificiale e la bioingegneria. Il suo contributo più significativo è il Tech Trends Report, un rapporto annuale che analizza oltre 700 trend globali, fornendo strumenti per integrare scienza, tecnologia e società in un approccio lungimirante e orientato al futuro.

A livello internazionale, infine, sono emersi, negli ultimi anni, nuove realtà quali la Global Futures Society (GFS) e la Dubai Future Foundation (DFF). Entrambe con base a Dubai, queste istituzioni si distinguono per la promozione di collaborazioni internazionali tra esperti e istituzioni, tra cui lo stesso The Millenium Project. La missione condivisa è creare una piattaforma globale che favorisca la costruzione di una comunità internazionale impegnata a progettare il futuro, con un focus particolare sull’innovazione tecnologica e sulle prospettive legate dell’educazione. Dubai, dunque, grazie al suo posizionamento strategico e alla visione ambiziosa, si propone come punto di incontro tra Oriente e Occidente, dando impulso a iniziative che uniscono competenze e visioni provenienti da tutto il mondo.

Il contributo dell’Europa per le prospettive del domani

Dopo aver esplorato i principali centri di ricerca mondiali, che rappresentano punti di riferimento globale per l’innovazione e la progettazione strategica del futuro, è interessante volgere lo sguardo all’Europa. Qui operano istituzioni altrettanto importanti, che offrono approcci distintivi e radicati nelle specificità culturali e territoriali del continente. Tra queste, figura la World Future Studies Federation (WFSF), con sede a Parigi. Pur collaborando a livello internazionale con organizzazioni come l’UNESCO e le Nazioni Unite, incarna lo spirito europeo di integrazione e diversità nella ricerca sul futuro. Non-profit e indipendente, la WFSF adotta un approccio transdisciplinare per promuovere la ricerca sul futuro attraverso programmi di formazione, eventi e pubblicazioni. Il suo obiettivo principale, infatti, consiste nello stimolare una visione a lungo termine nelle istituzioni governative, politiche, civili ed educative, superando la semplice proiezione del presente per immaginare scenari anche profondamente alternativi. Questo tipo di visione contribuisce a segnare una rottura con il futuro inteso come continuazione dell’esistente, invitando a esplorare possibilità diverse e a progettare futuri preferibili che sfidano l’inerzia delle dinamiche attuali.

Restando nel contesto europeo è interessante soffermarsi su un’altra realtà di spicco: il think tank finlandese Demos Helsinki, noto per il suo impegno nella creazione di soluzioni a favore di una società più equa, resiliente e sostenibile. Al centro della sua missione c’è l’idea di cambiamento trasformativo: non solo adattarsi alle dinamiche evolutive, ma ripensare profondamente i sistemi sociali, economici e politici per generare un futuro migliore. Per realizzare questa visione, il think tank combina ricerca avanzata, consulenza strategica e costruzione di reti a livello globale. Con il suo approccio inclusivo, dunque, Demos Helsinki rappresenta un esempio di come la collaborazione intersettoriale possa generare impatti significativi, contribuendo a immaginare e costruire nuove prospettive per il futuro.

L’Italia e gli studi sul futuro

Anche in Italia, i centri di ricerca e le istituzioni impegnate nella progettazione a lungo termine stanno assumendo un ruolo sempre più importante nel rispondere alle sfide globali. Tra le realtà più significative troviamo l’Italian Institute for the Future (IIF), un’organizzazione senza scopo di lucro fondata a Napoli nel 2013. L’IIF si distingue per la sua dedizione alla promozione degli studi prospettici e il suo impegno a sensibilizzare istituzioni, aziende e cittadinanza sulle trasformazioni sociali, economiche e ambientali che plasmando il nostro futuro. Mira a promuovere una cultura del pensiero prospettico, applicando il metodo del foresight, per analizzare i trend emergenti e prevedere i cambiamenti a lungo termine. Inoltre, adotta anche il backcasting, un metodo che parte dalla definizione di un futuro desiderato e risale alle azioni necessarie per raggiungerlo. Questo approccio consente non solo di prevedere il futuro, ma anche di progettarlo in modo attivo e consapevole.

E presto sarà operativo in Italia anche il Senseable City Lab, il laboratorio del Dipartimento di Urban Studies and Planning del Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston, che ha siglato un’intesa con la Regione Emilia-Romagna per avviare uno studio di fattibilità in vista del suo insediamento al Tecnopolo di Bologna dal 2025. Il Laboratorio si dedica alla progettazione delle città del futuro, guidandone lo sviluppo verso comunità urbane capaci di adattarsi ai cambiamenti globali e considerando le città stesse come organismi viventi, complessi e interconnessi. L’obiettivo della ricerca non è solo quello di ottimizzare le infrastrutture esistenti, ma anche reimmaginare il modo in cui le persone vivono, lavorano e si spostano nei centri urbani.

Queste due realtà rappresentano solo una parte delle varie iniziative che, nel nostro Paese, si stanno dedicando allo studio e alla progettazione del futuro. La loro importanza risiede nell’impegno crescente con cui affrontano le sfide contemporanee: non solo cercando di rispondere ai bisogni immediati, ma anche contribuendo alla creazione di scenari futuri più inclusivi, sostenibili e resilienti.

Modelli di progettazione a confronto: gestione dell’esistente vs creazione del nuovo

Dall’analisi dei principali centri di ricerca e organizzazioni attive a livello nazionale e internazionale emerge un panorama diversificato di approcci alla progettazione del futuro. Questi si distinguono per metodologia, obiettivi e aree di intervento, ma condividono alcune caratteristiche fondamentali che li rendono complementari nell’affrontare la complessità delle sfide globali:

  • l’impegno nell’affrontare alcune sfide trasversali, come i cambiamenti climatici, le disuguaglianze sociali ed economiche e la trasformazione tecnologica;
  • la capacità di collaborare attraverso reti globali, promuovendo un dialogo tra istituzioni, esperti e comunità per sviluppare soluzioni condivise;
  • la consapevolezza dell’importanza di superare approcci settoriali e frammentati, favorendo visioni sistemiche che possano generare soluzioni a lungo termine.

In questo contesto, è possibile identificare due modelli principali di progettazione del futuro: da un lato il futuro come gestione dell’esistente, dall’altro il futuro come immaginazione e realizzazione di qualcosa che ancora non esiste. Con il primo approccio si predilige la costruzione di un futuro sulla continuità, mediante l’ottimizzazione e il miglioramento progressivo dei sistemi esistenti. È una visione che punta sulla stabilità, integrando l’innovazione all’interno di strutture già consolidate. Il secondo approccio, invece, si fonda sulla creazione di possibilità inesplorate: non si tratta di adattarsi all’evoluzione del presente, quanto di ripensare profondamente norme e regole per dare spazio a opportunità che oggi potrebbero sembrare irrealizzabili. Questa visione, più radicale, si orienta verso la creazione di scenari inediti, capaci di cambiare il paradigma attuale per rispondere alle sfide globali con una progettualità di ampio respiro.

Progetto

Viareggio Futura

Il progetto è risultato vincitore all’avviso pubblico indetto dal Comune di Viareggio, per condurre un’indagine partecipata finalizzata alla realizzazione di un progetto strategico di valorizzazione e sviluppo del futuro della città.

È proprio nell’ambito di quest’ultimo approccio che si inserisce la ricerca che il Centro Ricerche sAu conduce da oltre trent’anni. Fondata sull’applicazione del paradigma della Comunicazione Generativa, la ricerca mira a progettare pratiche di cittadinanza e progetti che non solo rispondano ai bisogni del presente, ma che costruiscano futuri desiderati, immaginati e – soprattutto – condivisi. Nello scenario attuale, in cui troppe realtà privilegiano ancora una progettualità di fiato cortissimo e in cui gli strumenti con cui comunemente immaginiamo e trasformiamo la realtà hanno subito pesanti trasformazioni, i progetti di sAu prendono avvio dall’analisi e dalla valorizzazione dell’esistente in funzione, però, di una previsione di medio e lungo termine. Perché ciò sia possibile, le ricercatrici e i ricercatori di sAu sono convinti che sia necessario superare la logica della semplice ottimizzazione dei punti di forza e delle opportunità: il futuro cui tutti noi andremo incontro non dovrà essere una mera proiezione del presente, ma piuttosto un atto di progettazione, un esercizio creativo e immaginifico che promuova un dialogo tra il mondo degli esperti (scientia) e quello di istituzioni, imprese, lavoratori, cittadini (usus) per dar vita a  scenari ancora inesplorati.

Bibliografia/Sitografia

Autrice

Marta Guarducci

Collaboratrice di ricerca presso il Centro Ricerche “scientia Atque usus” per la Comunicazione Generativa ETS