Recensione

Freire ora più che mai e per sempre

di Alessandra Anichini  | 07 02 2024

Il volume di Walter Omar Kohan, Paulo Freire mais do que nunca: una biografía filosòfica, viene pubblicato in Brasile nel 2019, quando il governo di Jair Bolsonaro ha già avviato l’offensiva nei confronti del patrono da educacao brasileira. Lo ricorda Ennio Ripamonti nell’introduzione alla traduzione italiana, uscita nel 2023 per Mimesis e contenente anche un intervento del professor Giuseppe Ferraro, peraltro citato espressamente dall’autore come sostenitore di un’idea di scuola dei sentimenti (cfr G. Ferraro, La scuola dei sentimenti, 2010). Il contesto politico culturale in cui il libro nasce spiega in parte la scelta del titolo, tradotto in italiano come Paulo Freire più di sempre. Una biografia filosofica, ma è lo stesso autore a sottolineare come il riferimento all’attualità brasiliana non escluda l’importanza sempre presente, in qualsiasi tempo o luogo, di «leggere, ispirarsi e pensare a partire dalle idee e dalla vita di Paulo Freire» (p. 268). 

Il libro

Paulo freire, più di sempre

Una biografia filosofica

freire

Autore: Walter Omar Kohan

Anno: 2023

Editore: Mimesis

Luogo di pubblicazione: Sesto San Giovanni

La precisazione è la sottolineatura, presente come un filo rosso all’interno delle pagine dell’intero volume, della natura universale della filosofia freiriana, non limitata a una prassi politica di tipo partitico, circoscritta a movimenti rivoluzionari connotati storicamente, ma destinata a rappresentare un pensiero vivo e duraturo, una “filosofia” appunto, in grado di superare limiti cronologici, così come ideologici.

L’autore, docente di Filosofia dell’Educazione presso l’Università Statale di Rio de Janeiro e propugnatore della pratica filosofica per l’infanzia (è allievo di Lipman, pur non seguendone fedelmente il metodo), compie con questo volume un’importante “difesa” di Freire, ricostruendo con rigore le innumerevoli connessioni culturali con pensatori di ogni tempo, cercando le ragioni di un dibattito che ha accostato Freire, di volta in volta, al personalismo cristiano, al marxismo, all’esistenzialismo, o alla fenomenologia  e,  soprattutto, annoverando il maestro di Pernambuco nel numero di quelle “vite filosofiche” che rappresentano, con la loro stessa esistenza, emblemi della storia del pensiero umano.

La costruzione di questa biografia filosofica risulta complessa e densa di spunti, seppur organizzata in una struttura cristallina che procede quasi a ritroso, partendo dai nuclei centrali del pensiero più maturo fino a risalire, all’indietro, all’infanzia. Gli spunti biografici sono sempre connessi al pensiero e all’azione educativa e politica di Freire e sono proposti secondo cinque principi chiave che orientano il lettore e costituiscono una sorta di viatico per una pratica filosofico-educativa che l’autore del volume volutamente non descrive, ma indica puntualmente nel corso della trattazione.

Vita costituisce il primo principio, l‘inizio di partenza. Vita intesa come “reinvenzione continua del mondo”, che si attua attraverso una pratica filosofica che è «esercizio del domandare, insieme ad altri e altre, il senso della propria vita» (p. 96).

Ambito di Intervento

Cultura e Società

Il Centro di Ricerche sAu è impegnato da tempo nell’Ambito “Cultura e Società” per valorizzare un’idea di conoscenza non egemonica ma come costruzione di un bene comune.

Gli altri contributi sul tema

Paulo Freire e la ricerca inquieta

Perché ri\leggere oggi questa opera così marcata da un preciso clima culturale? Politica, anche nel senso più limitante del termine? Per ribadire alcuni concetti – tra i quali l’impostazione di un’idea di educazione realizzata in comunione tra educatori ed educandi, saldamente ancorata alla realtà, basata sul dialogo – che non possono essere dimenticati.

Paulo Freire (2004), La pedagogia degli oppressi, EGA

In questo primo capitolo si affronta l’importante questione di un’educazione alla vita che è necessariamente, sempre, educazione politica, nel senso più ampio e completo del termine. In questo primo capitolo si discute di Marx, recuperandone la critica alla filosofia intesa come attività strettamente speculativa. Come per Marx, anche per Freire, la filosofia possiede «sia una dimensione di riflessione che di azione, ed entrambe trasformano necessariamente il mondo quando ne propongono una lettura cosciente, profonda e “scientifica”» (p. 101).  Foucault è l’altro co-protagonista di questo primo capitolo, accostato in maniera audace a Freire, assieme alla tradizione della filosofia cinica, sostenitori di una vita che è, in qualche modo, “testimonianza”  e denuncia nei confronti di una polis che rifugge valori di autenticità e rettitudine.

Uguaglianza è il secondo principio, un concetto di fondo del pensiero freiriano, che accoglie le diversità come motivo fondamentale per la ricerca di un‘uguaglianza”, della consapevolezza che ogni vita possiede la stessa potenza e che l’educazione può «contribuire al manifestarsi di queste esistenze e di tutta la vita che esse sono e possiedono» (p. 149).

Amore è il terzo inizio, e lo psicologo Erich Fromm viene citato tra le letture care a Freire. Amore per la diversità, per il sapere, per il mondo, per la politica nell’accezione ampia che il volume ha scelto di dare. 

Errare è il quarto principio, suggestivamente inteso nella doppia accezione di movimento perenne e di errore inevitabile che si compie, ma che serve a ri-orientare la pratica e a esercitare quella visione critica del mondo necessaria a ogni sviluppo individuale e politico. Il senso della vita e della pratica educativa di Freire è strettamente legato a questa idea di un cammino, di una ricerca costante, come anche all’accettazione di un errore connaturato nel nostro esistere, legato forse a quella condizione di Infanzia (il quinto e ultimo principio) che rappresenta non una situazione “cronologica”, legata al tempo e allo spazio, ma una condizione dell’anima, da nutrire e da far sopravvivere come sguardo ingenuo e curioso nei confronti del mondo.

E l’infanzia felice sebbene difficile di Freire, bambino “connettivo” che si trova a vivere da subito la doppia condizione che è della vita di allegria e tragicità, costituisce il punto di partenza per  la difesa dell’infanzia di tutti, come «forma di sperimentazione del tempo, modalità di abitare il presente, di apparire come una presenza curiosa, dubbiosa, attenta, inquieta, che domanda e attende» (p. 265).

Tra gli innumerevoli meriti del volume senz’altro quello di proporre agli educatori e alle educatrici non un metodo (forse potremmo usare le cinque parole chiave come orientamento del lavoro nei cinque giorni della settimana, ci suggerisce l’autore in poche righe), non ricette operative, ma «favorire una vita educativa più inquieta, interrogativa e autocritica dei significati dell’educare» (p. 269), per avverare il sogno di «creare una società in cui una minoranza non sia sfruttata dalla maggioranza. Creare una società in cui, per esempio, domandare sia un atto comune, quotidiano…» (Freire citato a p. 177).

La recensione è a cura di
Alessandra Anichini

Socia fondatrice del Centro Ricerche “scientia Atque usus” per la Comunicazione Generativa ETS.
Ricercatrice INDIRE – Istituto Nazionale per la Documentazione, l’Innovazione e la Ricerca Educativa

Bibliografia

  • Ferraro, G. (2010). La scuola dei sentimenti. Dall’alfabetizzazione delle emozioni all’educazione affettiva. Filema.
  • Kohan, W. O. (2019). Paulo Freire mais do que nunca: una biografía filosòfica. Vestígio.