Per capire quanto questo chiarimento di visione e di strategia sia urgente, basti ricordare che tante volte è sufficiente mettere a disposizione il proprio smartphone per fornire Citizen Generated Data, mentre in altri casi i cittadini sono coinvolti in attività ripetitive di test alla stregua di macchine automatiche. In ambito sanitario, poi, al di là di ogni immaginazione, come è stato denunciato da più parti, si arriva perfino a ridurre il cittadino, coinvolto in sperimentazioni, a cavia di laboratorio. Insomma, fra casi di “passive sensing” e “community science”, fra “volunteer thinking” e osservazioni ambientali ed ecologiche, fra “partecipatory sensing” e varie altre pratiche di “citizen science”, è evidente che ad una sempre più diffusa pratica non corrisponde chiarezza di intenti e di valori.
Davanti a questa incertezza e contraddittorietà, restano, nondimeno, importantissime le tante indicazioni strategiche, pratiche, e riflessioni che in rete propongono la Citizen Science come un modello di ricerca fatta CON le persone e che si muovono, non solo nella direzione di un’idea di scienza come patrimonio, nella rigorosa distinzione dei ruoli e dei saperi e delle competenze, da costruire e far vivere insieme, giorno dopo giorno, ma anche nella direzione di una comunicazione della scienza diversa dal passato, orientata al coinvolgimento, all’awareness raising e alla costruzione collaborativa e cooperativa di conoscenze e pratiche. Ma si tratta ancora, nella stragrande maggioranza dei casi, solo dell’enunciazione di una consapevolezza di un cambiamento radicale, dell’esigenza sempre più avvertita, di una prospettiva, appunto, che, al di là delle intenzioni, è ancora in cerca di soluzioni operative veramente adeguate agli ambiziosi obiettivi dichiarati. Un rapporto fra intenzioni e risultati concretamente operativi assai critico, che prospetta un lavoro che è solo all’inizio e che mostra di avere basi teoriche e pratiche assai deboli.
Con il Report Science with and for Society in Horizon 2020 – Achievements and Recommendations for Horizon Europe (2015) l’ex commissario Carlos Moedas della Commissione Europea per la Ricerca, Scienza e Innovazione, ha identificato come dimensione fondamentale il coinvolgimento della cittadinanza, individuando la Citizen Science come una priorità per garantire una maggiore rilevanza sociale alla ricerca, accelerare l’acquisizione di nuove conoscenze scientifiche, aumentare la consapevolezza e la fiducia nella scienza, nonché migliorare lo sviluppo di politiche che nascono dall’ascolto dei bisogni della cittadinanza. Non è un caso, del resto, che alcune delle esperienze più innovative stiano nascendo proprio nell’area della salute e della sanità: dove ricorrono espressioni come “public involvement”, “user engagement”, or “community member involvement”.
Uno scenario nel quale va senz’altro ricordata l’European Citizen Science Association (ECSA) che ha pubblicato, nel 2015, quelli che a suo parere sono i 10 principi della Citizen Science, la cui versione italiana è stata curata da Andrea Sforzi, membro del Board of Directors di ECSA. Tra i principi elencati, si specifica l’importanza di coinvolgere i cittadini con diversi ruoli nelle varie fasi di una ricerca, il riconoscimento del valore scientifico del coinvolgimento della cittadinanza e l’opportunità di avere, grazie a questo processo, un maggior impatto sociale nell’ottica di una progressiva democratizzazione della scienza.
Nell’ambito della salute e dalla sanità, il Progetto “Scienza partecipata per il miglioramento della qualità di vita delle persone con malattie rare” (Responsabile scientifico: Domenica Taruscio, Centro Nazionale Malattie Rare, Istituto Superiore di Sanità) mira a coinvolgere cittadini, scuole, associazioni, ricercatori e istituzioni a livello progettuale, promuovendo la condivisione di strumenti, idee ed esperienze che possano aiutare a migliorare la vita delle persone e delle loro famiglie.
Soprattutto, è sempre più importante comprendere che è necessario costruire e sperimentare una comunicazione diversa dal passato, un rapporto radicalmente nuovo tra dimensione operativa e riflessione teorica e valoriale, ognuna delle quali non può essere portata avanti indipendentemente dall’altra, a maggior ragione alla luce delle immense potenzialità che la ricordata rivoluzione digitale ci sta offrendo. Potenzialità che non sono da considerarsi un valore in assoluto, un’innovazione tecnica capace di per sé di rafforzare la Citizen science. È semmai vero il contrario, e cioè che sarà la scelta, la progettazione e il tentativo di realizzare una nuova comunicazione tra scienziati di professione e cittadini a indirizzare l’ingegneria profonda delle nuove tecnologie.
- Mirowski, P. (2017), Against citizen science, in Aeon, digital magazine, https://aeon.co/essays/is-grassroots-citizen-science-a-front-for-big-business
- Foucault, M. (1975), Surveiller et punir: naissance de la prison, Paris, Gallimard
- Labonté, R.; Laverack, G. (2008), Health Promotion in Action. From Local to Global Empowerment, Londra, Palgrave Macmillan
- ECSA (European Citizen Science Association). 2015. Ten Principles of Citizen Science. Berlin. http://doi.org/10.17605/OSF.IO/XPR2N
- Commissione europea, Direzione generale della Ricerca e dell’innovazione, Iagher, R., Monachello, R., Warin, C., et al., Science with and for society in Horizon 2020 : achievements and recommendations for Horizon Europe, Delaney, N.(editor), Tornasi, Z.(editor), Publications Office, 2020, https://data.europa.eu/doi/10.2777/32018
- Toschi, L. (2018). La comunicazione generativa per i servizi alla carriera e per la Terza Missione dell’Università e degli Enti di ricerca. In: Vanna Boffo. Giovani adulti tra transizioni e alta formazione Strategie per l’empoyability. Dal Placement al Career Service, pp. 187-214, Pisa: Pacini Editore srl
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