Recensione
Il volume curato da Alessandra Anichini e Rudi Bartolini – ricercatori INDIRE (Istituto Nazionale di Documentazione Innovazione e Ricerca Educativa) – pone l’attenzione sul libro di testo, strumento che è stato ed è tuttora un elemento centrale della didattica. Molte delle attività scolastiche, soprattutto per la scuola secondaria di primo e secondo grado, sono ancora incentrate sull’utilizzo più o meno fedele di questo strumento, che riunisce e struttura le tematiche previste dal curriculum per le varie discipline di studio. Con l’ingresso del digitale nelle scuole, tuttavia, l’idea stessa di libro è stata messa in discussione, suscitando l’interesse di tutti quei soggetti che ruotano attorno al complesso mondo della didattica. Il volume, dunque, tocca la questione antica – ma che qui si articola in forma attuale – della relazione fra il libro di testo e i contenuti didattici integrativi, attraverso una panoramica a livello internazionale dell’evoluzione degli strumenti per l’insegnamento e una riflessione generale relativa a un’esperienza INDIRE.
Il libro
Curatori: Alessandra Anichini, Rudi Bartolini
Anno: 2023
Editore: Carocci Editore
Luogo di pubblicazione: Roma
Se in Europa la riflessione sul libro di testo viene interpretata come un modo per contribuire ad una modernizzazione complessiva della didattica, questa idea viene sostenuta anche a livello nazionale, nell’ambito della ricerca condotta con il progetto Avanguardie educative, nato dall’iniziativa autonoma di INDIRE, con l’obiettivo di investigare le possibili strategie di propagazione e messa a sistema dell’innovazione nella scuola italiana. Il progetto ha visto il coinvolgimento di una serie di scuole del nostro Paese che si sono cimentate con l’autoproduzione di testi come nuova modalità di approccio allo studio dei contenuti disciplinari. A tutti i docenti delle scuole coinvolte è stato distribuito un questionario online con lo scopo di tentare una ricognizione di cosa il libro di testo rappresenti effettivamente nella loro didattica quotidiana. Ne è emerso come il libro costituisca ancora oggi un asse portante del lavoro dell’insegnante, nonché un valido «terreno di comunicazione fra docente e studente» (p. 106).
Tuttavia, esso rappresenta soprattutto «uno strumento aperto e flessibile da integrare con altri contenuti, cioè altre possibili fonti di documentazione e di informazione» (p. 97). I contenuti didattici digitali, cioè, sono da intendere come espansioni del libro di testo tradizionale. Dal volume, dunque, emerge quanto il progetto Avanguardie educative abbia rappresentato un importante cantiere di sperimentazione teso alla ricerca di una nuova relazione tra didattica e potenzialità delle nuove tecnologie, tanto da indurre i lettori a soffermarsi sulla domanda retorica che costituisce il sottotitolo del volume: certo che è possibile un dialogo tra libri di testo e contenuti didattici digitali, anzi è già in atto, e con esso è implicita una precisa idea di fare scuola, di creazione e organizzazione della conoscenza.
In coerenza con un’idea di didattica che coniuga metodi tradizionali e potenzialità del digitale, il libro di testo può trasformarsi in quell’oggetto matrice che apre a una nuova visione del rapporto tra docenti e studenti, riuscendo ad assolvere il ruolo di elemento attivo di mediazione nella dinamica formativa: da oggetto assertivo, statico, «pensato per “trasferire” i contenuti del sapere depositandoli nelle menti degli studenti condannati alla ripetizione mnemonica di informazioni e concetti» (pp. 109-110), si fa strumento per avviare percorsi di progettazione condivisi tra insegnanti e alunni, in cui chi apprende è attivo nella misura in cui costruisce contenuti disciplinari – anche avvalendosi del digitale – e li interpreta, li critica, li riscrive.
In quest’ottica, il volume chiarisce come autoprodurre un libro di testo assuma, per le classi che si cimentano in questa impresa, il significato di generare conoscenza condivisa, attraverso un processo che non si limita all’acquisizione di nozioni e concetti dati, ma interagisce con essi in un movimento di rielaborazione e creazione incessante.
Cultura e Società
Marta Guarducci
Collaboratrice presso Centro Ricerche “scientia Atque usus” per la Comunicazione Generativa ETS, Borsista di Ricerca in Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università di Firenze