Seguire l’esempio dei ‘piccoli monaci’ di don Milani per uscire dalla società dei consumi
Intervista a Giannozzo Pucci, Direttore della Libreria Editrice Fiorentina (LEF)
di Marco Sbardella | 03 08 2023
Di cosa parliamo in questo articolo?
Con Giannozzo Pucci, Direttore della Libreria Editrice Fiorentina, parliamo di come si è evoluta nel corso dei decenni – a partire dalla pubblicazione delle opere di don Milani – la linea editoriale della casa editrice e di come il pensiero e la testimonianza del Priore di Barbiana siano sempre stati un punto di riferimento imprescindibile. Anche quando le pubblicazioni hanno riguardato tematiche apparentemente distanti, come l’ecologia, che oggi rappresenta una parte fondamentale del catalogo, e soprattutto del progetto editoriale al futuro, della casa editrice.
Ambito di Intervento
Cultura e Società
INTRODUZIONE
Giannozzo Pucci ci riceve nella sede della Libreria Editrice Fiorentina, in un bel palazzo storico a due passi dal Duomo di Firenze.
Le pareti della stanza sono tutte occupate da librerie piene di volumi editi dalla casa editrice, organizzati per tematiche: c’è la libreria con tutti i volumi di e su don Milani, quella con i volumi dell’edizione italiana dell’Ecologist, quella dedicata ai Quaderni di Ontignano sull’agricoltura contadina, e così via.
Ci accomodiamo in una caldissima mattinata di luglio, attiviamo il registratore e inizia quella che da intervista si trasforma presto in una piacevole conversazione che va senza soluzione di continuità da don Milani alle sfide del movimento ecologista contemporaneo, passando per la frequentazione con personalità del calibro di Ivan Illich e Lanza di Vasto.
Lei è Direttore della Libreria Editrice Fiorentina, la casa editrice di don Lorenzo Milani. Ci racconta come si è evoluto negli anni il suo rapporto con questa storica casa editrice e quale significato ha oggi per la LEF essere l’editore di don Milani?
«Il mio rapporto con la casa editrice è cominciato proprio da don Milani, da Lettera a una professoressa. Io sono stato dentro il movimento del Sessantotto, che poi si è diviso in due tronconi: quello che è finito nelle Brigate rosse e quello che ha abbracciato la nonviolenza. Quest’ultimo, a sua volta, si è evoluto in due direzioni: da una parte la nonviolenza radicale e dall’altra la nonviolenza gandhiana.
Don Milani per me è stato una guida verso la nonviolenza gandhiana, nella quale mi sono imbattuto attraverso Lanza del Vasto, quando sono venuto a conoscenza di un ashram nel sud della Francia e ho voluto andare a vederlo e a prendere contatto con loro.
Il pensiero di Gandhi era caro a don Milani che, anche nelle sue lettere, parla dei ragazzi di Barbiana come di piccoli monaci di un altro tipo di civiltà rispetto a quella borghese. Da allora la società borghese si è espansa a dismisura: tutto oggi è commercio, perfino l’utero della donna o i semi che sono alla base della nostra alimentazione.
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Il dottor Pucci cita il pensiero di Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto (San Vito dei Normanni, 29 settembre 1901 – Elche de la Sierra, 5 gennaio 1981) che, dopo aver incontrato Gandhi ne ha portato il messaggio in Europa, fondando comunità nonviolente in Francia e impegnandosi contro la guerra in Algeria, la corsa agli armamenti nucleari e la cacciata dei contadini dalle loro terre.
Ripensando a questi piccoli monaci, molti dei quali hanno lasciato la loro origine contadina e trovato un modo di vivere in questa società, rimane una domanda aperta: come si fa a uscire dall’apoteosi della borghesia che stiamo vivendo, che ci ha trasformato in meri consumatori?
A questa domanda io ho cercato di trovare risposte in tutto il percorso della mia vita, durante il quale ho avuto la fortuna di incontrare persone straordinarie, tra cui Ivan Illich, che secondo me è stato il massimo studioso della modernità per come ne trovava le ragioni dentro la storia della Chiesa.
Per approfondire
Il riferimento fatto dal dott. Pucci a proposito dei ‘piccoli monaci’ viene da una famosa lettera inviata dal Priore di Barbiana a Elena Pirelli Brambilla il 28 settembre 1960:
«[…] I miei eroici piccoli monaci che sopportano senza un lamento e senza pretese 12 ore quotidiane feriali e festive di insopportabile scuola e ci vengono felici non son affatto eroi, ma piuttosto dei piccoli svogliati scansafatiche che hanno valutato (e ben a ragione) che 14 o anche 16 ore nel bosco a badar pecore son peggio che 12 a Barbiana a prender pedate e voci da me. Ecco il grande segreto pedagogico del miracolo di Barbiana. Ognuno vede ch’io non ci ho merito alcuno e che il segreto di Barbiana non è esportabile né a Milano né a Firenze. Non vi resta dunque che spararvi. […]»
Milani, L.. Tutte le opere, dir. A Melloni, a cura di F. Ruozzi, A. Carfora, V. Oldano, S. Tanzarella, Meridiani Mondadori, Milano, 2017, II tomo, pp. 765-767
Il dottor Pucci, inoltre, cita il pensiero di Ivan Illich (Vienna, 4 settembre 1926 – Brema, 2 dicembre 2002). Tra le sue opere principali ricordiamo: Descolarizzare la società (1971), La convivialità (1973), Nemesi medica (1975) e La perdita dei sensi (2009).
Tornando alla LEF, la prima cosa che ho fatto per la casa editrice è stata dirigere la collana dei Quaderni d’Ontignano, le cui prime pubblicazioni avevano sia le misure sia la grafica simili a quelle di Lettera a una professoressa.
Da lì è cominciato un lungo cammino.
Questi libri io li pubblicavo perché organizzavo in campagna, dove vivevo, campi di lavoro e di riflessione a cui hanno preso parte tante personalità importanti, compreso il già citato Lanza del Vasto. Ogni volta contavamo tra le 100 e le 120 persone che, acquistando i libri, ne permettevano la diffusione in varie parti d’Italia.
Quindi, per me don Milani è stato e resta una delle ispirazioni fondamentali della LEF: dopo di lui la casa editrice non è stata più la stessa. Anche La Pira è stato importante per la LEF, non a caso sono notevoli i punti di contatto tra i due: da una parte c’è La Pira con la sua pratica del microcosmo che influenza il macrocosmo, e dall’altra c’è la realizzazione radicale di questo principio da parte di don Milani a Barbiana, che è diventata un posto di
pellegrinaggio per migliaia di persone ogni anno e che continua a influenzare oggi tante persone.
Questo mio tentativo di coniugare i piccoli monaci di don Milani con le soluzioni per uscire dalla società dei consumi ha caratterizzato il mio impegno nella LEF e continua ancora oggi, anche se penso sia arrivato il momento di coniugare questi aspetti anche nella pratica e non solo nella riflessione: abbiamo abbandonato la condizione contadina come hanno fatto i ragazzi di don Milani ma ci dobbiamo ritornare perché il futuro è lì, in un nuovo modo di essere contadini come base per una nuova società.
C’è una frase di don Milani estremamente calzante: «Dicesi commerciante colui che cerca di contentare i gusti dei suoi clienti. Dicesi maestro colui che cerca di contraddire e mutare i gusti dei suoi clienti». E io aggiungo: dirigendoli verso il bene comune».
In un suo libro recente lei parla di “Rigenerazione del bene comune”, e non potevamo non notare l’affinità con quella “Comunicazione Generativa” che dà il nome al nostro Centro Ricerche. Quale significato attribuisce al verbo ‘rigenerare’?
«L’idea di questo libro è nata dalla constatazione che oggi tutto viene privatizzato: stiamo vivendo una colonizzazione verso un privato che è in realtà un’ideologia della privatizzazione basata sulla sostituzione del privato al pubblico. Tutto questo per fare un profitto che ritengo usuraio in due accezioni fondamentali: sia perché punta a percentuali di profitto esagerate, sia perché usura tutto ciò con cui viene in contatto, dalla terra fino alle persone.
Ci mancano sia un’etica sia dei limiti: la privatizzazione prende il posto sia dello Stato sia del bene comune. La domanda allora è: come rigenerare il bene comune di fronte a questa espropriazione?
Partendo da questa domanda ho pensato alle sette opere di misericordia corporale: agli affamati non possiamo dar da mangiare cibo spazzatura ma il miglior cibo possibile, che era poi l’ambizione dei contadini di una volta, e agli assetati acqua pulita. Da queste due discendono poi tutte le altre, in modo che la politica sia ispirata al bene comune e non agli interessi di parte».
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Il dottor Pucci fa riferimento alle sette opere di misericordia corporale, che sono:
- Dar da mangiare agli affamati
- Dar da bere agli assetati
- Vestire gli ignudi
- Alloggiare i pellegrini
- Visitare gli infermi
- Visitare i carcerati
- Seppellire i morti
A queste sono dedicati altrettanti capitoli del volume di Giannozzo Pucci:
- Dar da mangiare sano agli affamati
- Agli assetati dar da bere acqua pulita
- Vestire gli ignudi senza veleni
- Rendere ospitali case e città
- Visitare gli ammalati e ridurre le malattie
- Visitare i carcerati con la transizione ecologica
- Seppellire i morti e abolire i rifiuti
Ciclicamente assistiamo a profezie sulla morte dell’editoria. Come è cambiato negli anni il lavoro dell’editore e quali sono secondo lei le sfide più difficili e le opportunità più interessanti che oggi si trova davanti?
«L’obiettivo che da un po’ di tempo mi sto ponendo è quello di fare in modo che almeno una parte dei libri che pubblico possa essere utile per alimentare i tanti movimenti che in Italia operano per il bene comune. A questo proposito, quello che cercheremo di fare è un censimento di tutti i gruppi, le associazioni e i movimenti impegnati nella transizione ecologica, per trovare una piattaforma di consenso trasversale su pochi punti, che però siano chiari. La gran parte dei libri che pubblichiamo mirano a raggiungere questo obiettivo.
Per fortuna oggi, grazie alla tipografia digitale, possiamo pubblicare libri con una tiratura inferiore rispetto al passato, riuscendo a rimanere editori a tutti gli effetti e posizionandoci in questa nicchia, anche se bisogna stare sempre molto attenti alla sostenibilità economica dell’impresa».
In conclusione, abbiamo chiesto al dott. Pucci una videotestimonianza sul perché è importante oggi continuare a leggere gli scritti di don Milani
Bibliografia
- Illich, I. (1973, ed. Or. 1971). Descolarizzare la società. Milano: Mondadori
- Illich, I. (1978, ed. Or. 1973). La convivialità. Milano: Mondadori
- Illich, I. (2009). La perdita dei sensi. Firenze: Libreria Editrice Fiorentina
- Illich, I. (1977, ed. Or. 1975). Nemesi medica. Milano: Mondadori
- Milani, L. (2017). Tutte le opere, dir. A Melloni, a cura di F. Ruozzi, A. Carfora, V. Oldano, S. Tanzarella, Milano: Meridiani Mondadori
- Pucci, G. (2021). La rigenerazione del bene comune. Una visione ecologica di governo. Firenze: Libreria Editrice Fiorentina
La Library di sAu fa parte di Atque, l’Ambiente Integrato con cui realizziamo strategie di Comunicazione Generativa, in collaborazione con i partner di Progetto, e documentiamo le nostre attività di ricerca.
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Autore
Marco Sbardella
Ph.D., Ricercatore e socio fondatore del Centro Ricerche scientia Atque usus per la Comunicazione Generativa ETS
Consulente presso Lab CfGC
Svolge ricerca negli ambiti dello sviluppo rurale, del climate change e della comunicazione sanitaria.
Intervistato
Giannozzo Pucci
Nato nel 1944, è stato fra gli iniziatori del movimento antinucleare in Italia, ha lavorato a recuperare razze di animali in estinzione dell’agricoltura toscana, ha fondato il primo mercato contadino senza veleni in Italia, “La Fierucola”, ha partecipato alla fondazione della Federazione delle Liste Verdi. Consigliere comunale a Firenze per 6 anni, guida la Libreria Editrice Fiorentina dal 2004.