Duecento lettere, tra le oltre mille conosciute, il racconto di una vita da rivoluzionario, ricostruito attraverso un carteggio che ha scandito e accompagnato tutta la sua esistenza.
Le lettere presentate all’interno di questo volume sono state scelte da Adele Corradi, docente insieme a lui a Barbiana, José Luis Corzo, fondatore del Centro di Formazione Professionale Lorenzo Milani e della Casa-scuola Santiago Uno di Salamanca e dal Professor Federico Ruozzi, già curatore dell’opera omnia in edizione critica dei testi di don Milani per i Meridiani Mondadori.
Un epistolario privato che accompagna il lettore all’interno delle riflessioni del Priore, attraverso una lettura critica di quella società che, seppur distante da noi di oltre mezzo secolo, ha dovuto affrontare difficoltà che appaiono oggi più che mai attuali. Eccone alcuni esempi.
Il libro
Duecento lettere. Nel centenario della nascita
Autore: Lorenzo Milani
Curatori: Adele Corradi, José Luis Corzo, Federico Ruozzi
Anno: 2023
Editore: Il Portico
Luogo di pubblicazione: Bologna
Nella Lettera agli operai di Calenzano del 1950, riportata all’interno del volume, don Milani affronta il problema del licenziamento, citando la Rerum Novarum di Leone XIII: «Ho esaminato attentamente il programma di produzione da voi elaborato e son felice di vedere come vi sforziate di partecipare intimamente alla vita dell’industria in cui da tanti anni faticate e rischiate la vita. Purtroppo però la formula da voi propostami per la firma comprende un giudizio in materia tecnica che come sacerdote non posso e non voglio dare. Ho pensato perciò di scrivervi questa lettera, in cui riaffermare i principi che esposi dall’altare domenica quell’altra e cioè che, quantunque il licenziamento individuale possa in certi casi essere giusto e necessario non è però ammissibile per un cristiano che un giudizio così delicato e che ha così gravi conseguenze nella vita delle famiglie e della società resti affidato all’arbitrio d’una sola delle due parti interessate. Questo è chiara conseguenza della dottrina sociale cristiana contenuta nell’enciclica di Leone XIII, dove i diritti umani e alla vita e al lavoro vengono naturalmente posti innanzi ai diritti del capitale» (Milani 2017 b, p. 180).
Così come importante appare lo scambio di lettere con il magistrato Gian Paolo Meucci, collaboratore della Scuola popolare di San Donato prima e di Barbiana poi, dove si discute di diritti, salari, leggi, sentenze. Stiamo, d’altronde, parlando di lavoro e licenziamenti, in anni di importanti cambiamenti, sociali, culturali ed economici: è del 18 ottobre 1950 l’accordo interconfederale mirato a limitare la possibilità del datore di lavoro di recedere dal rapporto di lavoro.
O, ancora, nella lettera a Pipetta del 1950, don Milani ribadisce la sua scelta di stare dalla parte dei poveri in coerenza con le pagine del Vangelo, mentre nello scambio epistolare con don Brandani emerge il lato pratico del Priore, la sua attenzione alla dimensione materiale della vita.
Dalla lettura delle duecento lettere del volume risulta con chiarezza come in tutta la sua vita don Milani non abbia mai smesso di cercare il dialogo, il confronto, la replica e la collaborazione sia con le persone a lui vicine, sia con coloro che lo hanno voluto ostacolare, combattere. In una lettera inedita alla madre, riportata nel volume, Don Milani condivide con lei le riflessioni sugli anni che sta vivendo, esprime la consapevolezza di vivere momenti di grande cambiamento, travagliati sul piano sociale ed economico. Scrive di credere fermamente nella lettura del giornale a scuola, al commento condiviso con i suoi ragazzi. Un’esperienza che nutre quel collegamento al mondo civile e sociale che si esprimerà in un progetto condiviso con Aldo Capitini di una rivista rivolta ai lavoratori e di un Giornale scuola. Sempre nelle lettere, ritorna il valore dato alla lettura ad alta voce, così alla ricerca di un incontro critico con gli amici intellettuali e politici con i quali vuole, comunque, che i suoi “figli”, imparino a confrontarsi.
La posizione di don Milani, considerata da molti fin troppo radicale, emerge chiara dalla lettura di queste lettere che ci consegnano l’immagine di un pensatore che con il suo atteggiamento offre ancora oggi un esempio di azione, da applicare nel rapporto con la realtà contemporanea. Il suo epistolario, riletto ai nostri giorni, rappresenta uno stimolo per approfondire temi come la partecipazione, il cambiamento, il confronto, il dialogo e la ricerca degli effettivi bisogni della società.
Cultura e Società
Il Centro di Ricerche sAu è impegnato da tempo nell’Ambito “Cultura e Società” per valorizzare un’idea di conoscenza non egemonica ma come costruzione di un bene comune. Frutto, cioè, di collaborazione e cooperazione fra ambiti socio-culturali ed economici fino ad oggi tenuti rigorosamente distinti, quanto strategicamente gerarchizzati.
Valentina Vespi
Ricercatrice del Centro Ricerche scientia Atque usus per la Comunicazione Generativa ETS.
Membro della redazione dei Quaderni di sAu
Giornalista Ordine Giornalisti della Toscana