Citizen science: per una ricerca con la cittadinanza

Una Noterella su “Ricerca e Terzo settore”
Citizen science: per una ricerca con la cittadinanza
Perché il cittadino non sia una cavia
di Viola Davini ed Eugenio Pandolfini | 02 05 2023
Da ormai qualche decennio è in corso una riflessione circa il ruolo che cittadini non professionisti della ricerca possono, anzi devono avere nella ricerca scientifica. In quest’ambito ha trovato una grande fortuna il concetto di Citizen Science. Purtroppo continua a dominare, nei tanti tentativi sperimentali di partecipazione fatti fino ad oggi, un’idea di semplice distribuzione di task in progetti e indagini, di fornitori pilotati di servizi, di raccoglitori passivi di dati – “citizen as sensor” grazie all’innovazione digitale -, di tecnici-volontari di laboratorio non pagati. Tutto questo ha poco a che fare con un’idea di reale valorizzazione dell’esperienza quotidiana dei cittadini nel processo di ricerca vero e proprio. Per poter andare oltre gli attuali, evidenti limiti è necessario un ripensamento radicale del valore, della virtù della ricerca, che, mentre rafforzi il ruolo centrale del mondo della scientia, riconosca agli atti di normale cittadinanza, esercitati da cittadini non professionisti della ricerca (usus), una fonte di saperi, di competenze, di abilità indispensabili per una Società della conoscenza.
Ambito di Intervento
Ricerca e Terzo settore
Il coinvolgimento della cittadinanza
Questa noterella riguarda la valorizzazione del rapporto tra scienza e uso della scienza con un focus sul ruolo che la comunicazione deve giocare per coinvolgere i cittadini nelle attività di ricerca in modo da rafforzarne l’impatto sociale, promuovendo al tempo stesso l’acquisizione di competenze, l’awareness raising, la democratizzazione della scienza.

Per capire quanto questo chiarimento di visione e di strategia sia urgente, basti ricordare che tante volte è sufficiente mettere a disposizione il proprio smartphone per fornire Citizen Generated Data, mentre in altri casi i cittadini sono coinvolti in attività ripetitive di test alla stregua di macchine automatiche. In ambito sanitario, poi, al di là di ogni immaginazione, come è stato denunciato da più parti, si arriva perfino a ridurre il cittadino, coinvolto in sperimentazioni, a cavia di laboratorio. Insomma, fra casi di “passive sensing” e “community science”, fra “volunteer thinking” e osservazioni ambientali ed ecologiche, fra “partecipatory sensing” e varie altre pratiche di “citizen science”, è evidente che ad una sempre più diffusa pratica non corrisponde chiarezza di intenti e di valori.
Davanti a questa incertezza e contraddittorietà, restano, nondimeno, importantissime le tante indicazioni strategiche, pratiche, e riflessioni che in rete propongono la Citizen Science come un modello di ricerca fatta CON le persone e che si muovono, non solo nella direzione di un’idea di scienza come patrimonio, nella rigorosa distinzione dei ruoli e dei saperi e delle competenze, da costruire e far vivere insieme, giorno dopo giorno, ma anche nella direzione di una comunicazione della scienza diversa dal passato, orientata al coinvolgimento, all’awareness raising e alla costruzione collaborativa e cooperativa di conoscenze e pratiche. Ma si tratta ancora, nella stragrande maggioranza dei casi, solo dell’enunciazione di una consapevolezza di un cambiamento radicale, dell’esigenza sempre più avvertita, di una prospettiva, appunto, che, al di là delle intenzioni, è ancora in cerca di soluzioni operative veramente adeguate agli ambiziosi obiettivi dichiarati. Un rapporto fra intenzioni e risultati concretamente operativi assai critico, che prospetta un lavoro che è solo all’inizio e che mostra di avere basi teoriche e pratiche assai deboli.
Con il Report Science with and for Society in Horizon 2020 – Achievements and Recommendations for Horizon Europe (2015) l’ex commissario Carlos Moedas della Commissione Europea per la Ricerca, Scienza e Innovazione, ha identificato come dimensione fondamentale il coinvolgimento della cittadinanza, individuando la Citizen Science come una priorità per garantire una maggiore rilevanza sociale alla ricerca, accelerare l’acquisizione di nuove conoscenze scientifiche, aumentare la consapevolezza e la fiducia nella scienza, nonché migliorare lo sviluppo di politiche che nascono dall’ascolto dei bisogni della cittadinanza. Non è un caso, del resto, che alcune delle esperienze più innovative stiano nascendo proprio nell’area della salute e della sanità: dove ricorrono espressioni come “public involvement”, “user engagement”, or “community member involvement”.

Uno scenario nel quale va senz’altro ricordata l’European Citizen Science Association (ECSA) che ha pubblicato, nel 2015, quelli che a suo parere sono i 10 principi della Citizen Science, la cui versione italiana è stata curata da Andrea Sforzi, membro del Board of Directors di ECSA. Tra i principi elencati, si specifica l’importanza di coinvolgere i cittadini con diversi ruoli nelle varie fasi di una ricerca, il riconoscimento del valore scientifico del coinvolgimento della cittadinanza e l’opportunità di avere, grazie a questo processo, un maggior impatto sociale nell’ottica di una progressiva democratizzazione della scienza.

Nell’ambito della salute e dalla sanità, il Progetto “Scienza partecipata per il miglioramento della qualità di vita delle persone con malattie rare” (Responsabile scientifico: Domenica Taruscio, Centro Nazionale Malattie Rare, Istituto Superiore di Sanità) mira a coinvolgere cittadini, scuole, associazioni, ricercatori e istituzioni a livello progettuale, promuovendo la condivisione di strumenti, idee ed esperienze che possano aiutare a migliorare la vita delle persone e delle loro famiglie.

Progetto
Il ruolo degli Enti del Terzo Settore nella Ricerca: un valore che non ha prezzo?
Il Centro Ricerche sAu promuove un progetto per sviluppare e condividere una riflessione sul mondo degli Enti del Terzo Settore che si occupano di ricerca scientifica con un focus sulle necessità di definire un modello di volontariato sociale che promuova, rafforzi a valorizzi la partecipazione di queste organizzazioni – e di tutte le persone che rappresentano – al mondo della scientia, favorendo un proficuo scambio con gli aspetti dell’usus che, per loro natura, portano avanti.
Conclusioni
L’impostazione delle pratiche e delle esperienze citate, orientata sia a promuovere il coinvolgimento dei cittadini in comunità di progetto, transdisciplinari e transettoriali, attive nelle varie fasi della ricerca, sia a valorizzare il più possibile il dato umano, assume un valore ancora più strategico oggi che, con il rapido diffondersi delle nuove tecnologie digitali basate su Intelligenza Artificiale, ci si interroga sull’effettivo ruolo dei cittadini in questi progetti. Certamente il coinvolgimento intelligente e critico dei cittadini non può essere sostituito da un’automazione che tende a meccanizzare il lavoro, tramite l’esecuzione di task e compiti non ridefinibili, ridisegnabili a seconda dei risultati a mano a mano raggiunti e dei contesti in continua trasformazione. Oggi, come mai, infatti, si ha bisogno certamente di competenze specifiche, settoriali, ma guidate, quasi ‘ispirate’ da un’intelligenza incessantemente critica, di una creatività irrinunciabile, che sono la bussola per orientarci e valorizzare al meglio una realtà complessa com’è quella che stiamo vivendo.
Soprattutto, è sempre più importante comprendere che è necessario costruire e sperimentare una comunicazione diversa dal passato, un rapporto radicalmente nuovo tra dimensione operativa e riflessione teorica e valoriale, ognuna delle quali non può essere portata avanti indipendentemente dall’altra, a maggior ragione alla luce delle immense potenzialità che la ricordata rivoluzione digitale ci sta offrendo. Potenzialità che non sono da considerarsi un valore in assoluto, un’innovazione tecnica capace di per sé di rafforzare la Citizen science. È semmai vero il contrario, e cioè che sarà la scelta, la progettazione e il tentativo di realizzare una nuova comunicazione tra scienziati di professione e cittadini a indirizzare l’ingegneria profonda delle nuove tecnologie.
Bibliografia/Sitografia
  • Mirowski, P. (2017), Against citizen science, in Aeon, digital magazine, https://aeon.co/essays/is-grassroots-citizen-science-a-front-for-big-business
  • Foucault, M. (1975), Surveiller et punir: naissance de la prison, Paris, Gallimard
  • Labonté, R.; Laverack, G. (2008), Health Promotion in Action. From Local to Global Empowerment, Londra, Palgrave Macmillan
  • ECSA (European Citizen Science Association). 2015. Ten Principles of Citizen Science. Berlin. http://doi.org/10.17605/OSF.IO/XPR2N
  • Commissione europea, Direzione generale della Ricerca e dell’innovazione, Iagher, R., Monachello, R., Warin, C., et al., Science with and for society in Horizon 2020 : achievements and recommendations for Horizon Europe, Delaney, N.(editor), Tornasi, Z.(editor), Publications Office, 2020, https://data.europa.eu/doi/10.2777/32018
Library
  • Toschi, L. (2018). La comunicazione generativa per i servizi alla carriera e per la Terza Missione dell’Università e degli Enti di ricerca. In: Vanna Boffo. Giovani adulti tra transizioni e alta formazione Strategie per l’empoyability. Dal Placement al Career Service, pp. 187-214, Pisa: Pacini Editore srl

Dalle Anteprime della Library di sAu

La comunicazione generativa per i servizi alla carriera e per la Terza Missione dell’Università e degli Enti di ricerca
Un contributo di Luca Toschi sul modello comunicativo necessario per avviare una cooperazione tra il mondo scientifico e il tessuto socio-economico e culturale per ideare progetti di innovazione partendo dai bisogni percepiti sul territorio.
Autore
Viola Davini
Ph.D., Ricercatrice e socia fondatrice del Centro Ricerche “scientia Atque usus” per la Comunicazione Generativa ETS
Consulente presso Lab CfGC del PIN di Prato
Autore
Eugenio Pandolfini
Ph.D., Ricercatore e socio fondatore del Centro Ricerche “scientia Atque usus” per la Comunicazione Generativa ETS
Consulente presso Lab CfGC del PIN di Prato