Si tratta di tre noterelle di uno dei più noti filosofi della Pedagogia e della Formazione a livello internazionale, Franco Cambi. Tre argomenti legati da un filo rosso preciso: i grandi cambiamenti che stravolgono l’Europa e l’intero pianeta, cambiamenti che ci impongono come cittadini europei di ripensare i nostri valori e i nostri modelli educativi. Una ridefinizione ‘antropologica’ di cittadinanza – al tempo stesso italiana, europea, planetaria – non più rinviabile, se vogliamo dare valore ai grandi risultati raggiunti dalla nostra storia passata, se vogliamo ritornare a progettare il futuro, riconciliando da una parte i tempi e i modi e le necessità di interventi immediati, dall’altra il recupero non più procrastinabile di capacità progettuali di prospettiva temporale lunga, coraggiosa, adeguata alle infinite risorse rappresentate dalla società della complessità. Il merito come bene comune, non come privilegio del più forte. Queste noterelle usciranno a breve sulla rivista “Studi sulla Formazione” (2023, n.2) (https://oajournals.fupress.net/index.php/sf), che ringraziamo per averci dato la possibilità di anticiparle sui “Quaderni di sAu”.
Cultura e Società
Guerra e Pace
L’orizzonte del nostro tempo storico è radicalmente cambiato a partire dal febbraio di quest’anno con la guerra Russia/Ucraina: evento che subito dopo e con la pandemia di Covid ha rivoluzionato ancora la vita delle comunità umane per gli effetti che ha prodotto. Sia il ritorno alla logica della guerra (quella di opposizione tra amico e nemico come ben vide il politologo tedesco Karl Schmitt) sia l’incubo del nucleare come ultima arma hanno risvegliato un ripensamento totale della nostra civiltà, che ci impone di “cambiare strada” come ci ha invitato a fare Morin. Sì, ma ancora prima dobbiamo riflettere proprio su Guerra e Pace: sul superamento definitivo della guerra proprio per gli effetti devastanti che può oggi provocare e per l’inimicizia che mette in campo tra diverse comunità e superamento necessario e urgente da sviluppare e tutelare e diffondere; poi su cosa dobbiamo intendere per pace, non un accordo provvisorio tra comunità che sospendono la guerra, ma un cambiamento radicale di visione della società e dei suoi compiti, oggi di convivenza e di collaborazione e non di conflitto e di imperialismi. Così della guerra dobbiamo mostrare gli orrori e commentarli nella loro disumanità, per delegittimarla nella coscienza dei cittadini in modo totale e proprio per la sua barbarie di ritorno in un tempo che ben conosce, invece, il valore e della parola e dell’intesa.
Articolando poi la pace tra le varie Agenzie internazionali quale loro compito permanente e traducendola lì in pratiche etico-politiche a livello mondiale. Così, però, dobbiamo anche riconoscere che la coppia Guerra/Pace implica un agire pedagogico complesso ma chiaro, posto come l’unico agire che può oltrepassare questo contrasto che costantemente di ripresenta, anche dopo le speranze del 1945 e del 1989 che sembravano aprire a un mondo pacificato, ma solo in apparenza: sotto le parole geopolitiche continuavano a restare accesi i carboni e della sconfitta subita e del riscatto imperialistico. Sì, forse solo la pedagogia può, col suo agire tra coscienze e valori, nel suo dialogo tra soggetti e istituzioni risolvere l’ antinomia tra guerra e pace in un cammino consapevole verso la convivenza delle diversità, sviluppando insieme e una coscienza personale di pace e l’inibizione in ogni collettività della logica della guerra. E ricordiamo l’insegnamento di Dewey contenuto in Democrazia e educazione che rende i due concetti reciprocamente convergenti. Anche tra pace e guerra si può e si deve attivare questo cortocircuito reciproco e integrato: e nella teoria formativa e nella pratica politica. Un compito arduo forse ma non impossibile se riusciamo a ri-orientare la stessa logica del far-politica controllata democraticamente dalla coscienza dei cittadini che esige un silenzio totale da imporre alla guerra. Un cammino utopico? Quindi impossibile? Solo una speranza? Non proprio: una possibilità concreta dentro una comunità autenticamente democratica e vissuta pienamente come tale! Pertanto alimentata da una forte coscienza pedagogica! Valoriale e operativa!
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A cento anni dalla “marcia su Roma”
Istruzione e merito
Dalle Anteprime della Library di sAu
Bibliografia
- Boarelli, M. (2019). Contro l’ideologia del merito. Roma-Bari: Laterza
- Fraschilla, A. Sgreccia, C. (20 ottobre 2022). La scuola diseguale, L’ Espresso
- Marzano, M. (4 novembre 2022). Chi riconosce il vero merito, La Repubblica
- Sandel, M. (2021), La tirannia del merito. Milano: Feltrinelli
- Saraceno, C. (1 novembre 2022), Il merito va fatto fiorire, La Repubblica
- Anichini, A., Giorgi, P. (2020). Lo straniero di carta. Educare all’identità tra Otto e Novecento. Roma: TAB Edizioni
La Library di sAu fa parte di Atque, l’Ambiente Integrato con cui realizziamo strategie di Comunicazione Generativa, in collaborazione con i partner di Progetto, e documentiamo le nostre attività di ricerca.
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Autore
Franco Cambi
Franco Cambi è stato professore ordinario di Pedagogia Generale nell’Università di Firenze. Si è occupato di Filosofia dell’educazione, di Storia della Pedagogia, di Letteratura dell’infanzia e di Filosofia. Ha pubblicato circa 100 volumi. Numerosissimi i suoi articoli scientifici. Nel 1998 ha fondato la rivista “Studi sull’educazione. Open Journal of Education”, che ora esce presso la FUP. Oltre a vari incarichi di governo accademico, è stato Presidente dell’IRRE Toscana dal 2002 fino al 2006. Ha insegnato fino a quest’anno all’Università telematica IUL di Firenze.